Mario Draghi è oggettivamente in una posizione molto scomoda: se da un lato pensa di poter uscire dalla trappola firmata nel 2019 da Luigi Di Maio; dall'altro non più, i rischi potrebbero divenire davvero troppo alti. Per il Presidente Mario Draghi, quindi, è - forse - meglio depotenziare la Via della Seta, ad ogni occasione possibile.
Dopo il G7 Draghi tenta di sganciarsi da Pechino.. ma non può
A conclusione del G7, tenutosi in Cornovaglia, ad un giornalista - a proposito della Via della Seta - ha risposto stoicamente: "lo esamineremo con attenzione"
Una scelta di parole, secondo Rebecca Arcesati analista Merics, non casuale, anzi importante. Esaminare con attenzione, starebbe a significare - semplicemente - che quel testo non piace, ma che - essendo stato firmato dall'allora Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio - non si può fare nient'altro che starci.
Quell'intesa con la Cina, non era un atto commerciale di tipo vincolante, da cui è possibile tirarsi indietro. Così come non è un trattato impegnativo.
La Via della Seta è un'intesa che, spacciata per commerciale, non è nient'altro che uno "spot" di Pechino. Una propaganda che continua a far credere al mondo che con l'Italia c'è una forte alleanza.
Il fatto che non si tratti di un trattato vincolante non significa che l'Italia possa esimersi così facilmente.
A livello di costi, una dichiarazione di uscita da parte del Governo Italiano potrebbe rivelarsi più gravosa che lo stesso restarci.
Il presidente Draghi, però, la sa lunga e, ad ogni manifestazione pubblica, non perde occasione per depotenziare la firma di quel "patto" con Pechino; che ancora sogna un futuro florido con l'Italia, il primo paese del G7 ad entrare nell'assetto strategico globale della Cina. (Fonte: IlFoglio)
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