Carlo Calenda e Matteo Renzi escludono la volontà di fare alleanze politiche con il Nazareno dopo il voto. Parole che segnano un nuovo scontro con il Pd: "Mi sembra che sia chiaro ormai, il Terzo polo guarda a destra", è la replica di Enrico Letta. Intanto Matteo Salvini si smarca da Giorgia Meloni sullo scostamento di bilancio: "La vediamo in maniera diversa, bisogna mettere 30 miliardi a debito adesso".

Calenda e il governo di larga coalizione

A venti giorni dalle elezioni, a scandire la giornata politica sono ancora i botta e risposta. Il leader di Azione e del Terzo polo, Carlo Calenda, di buon mattino ai microfoni di Rtl 102.5 parla di "un governo di larga coalizione, anche con Giorgia Meloni". Una frase che fa sobbalzare sulla sedia il Partito democratico: "Calenda fa quello che crede, ovviamente - dice Letta -. Mi sembra che sia chiaro ormai: il Terzo polo guarda a destra. Questa è la conferma di quello che diciamo, e cioè che chi vuole battere la destra ha un solo voto utile, quello per il centrosinistra". In serata l'ex ministro al Mise corregge il tiro: "Favorevole a governo con la Meloni? Ma quando mai. Non c'è spazio" per un esecutivo con sovranisti e populisti, "sarebbe un controsenso. Ho solo detto una cosa che è molto diversa. Se io fossi Meloni che non ha una grande esperienza di gestione di ministeri anche se è una brava politica, io direi che per responsabilità è meglio andare avanti con Draghi". Salvini ripropone l'idea del ministero a Milano  Nella gara interna al centrodestra, Matteo Salvini prova a rosicchiare consensi ripescando alcuni dei temi caldi della Lega della prima ora. Da Cernobbio rilancia la suggestione di un ministero al Nord, un vecchio pallino del Senatur Umberto Bossi. E da Bolzano torna sull'autonomia citando proprio il padre fondatore della Lega. "La Lega - scandisce - e il centrodestra sull'autonomia ci sono. Abbiamo portato tutti gli amici di centrodestra a sottoscrivere un impegno comune nel programma. Umberto Bossi ha creato un movimento su questo e ne siamo garanti".

La questione deficit nel centrodestra

Poi si smarca da Giorgia Meloni sullo scostamento di bilancio. "Sull'intervento immediato - dice a SkyTG24 - la vedo in maniera diversa da Draghi e Meloni. Di fronte a un milione di posti di lavoro a rischio, io preferisco da buon padre di famiglia o da presidente del Consiglio il 26 settembre, se gli italiani vorranno e Mattarella dovesse dare l'incarico al sottoscritto, mettere 30 miliardi a debito adesso, piuttosto che perdere tre mesi, un milione di posti di lavoro e mettere 100 miliardi per pagare disoccupati e cassintegrati. Il lavoro e la felicità delle persone vengono prima rispetto agli equilibri di bilancio". Letta contro Salvini sulle sanzioni a Mosca Dall'altro lato della coalizione, intanto, sia Forza Italia che FdI continuano a insistere sul profilo più rassicurante e istituzionale. "Con Forza Italia non si rischia il sovranismo", torna a ripetere Silvio Berlusconi mentre Giorgia Meloni tace dopo lo scontro con il leader leghista a Cernobbio. E sono ancora le parole di Salvini sulle sanzioni a Mosca a fare discutere. "Trovo gravissimo che in contemporanea il Cremlino e Putin da una parte e Salvini in Italia dall'altra siano contro le sanzioni europee alla Russia, io vedo una consonanza di tempistica e di contenuti assolutamente inquietante", dice Enrico Letta. "Mi chiedo sinceramente alla sovranità di quale Paese faccia riferimento il leader della Lega: se lui difende l'Italia o la Russia. Perché francamente i dubbi cominciano a venire e sono molto seri. Putin sta cercando di influenzare la campagna elettorale". Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo Segui il nostro canale Google News 41esimoparallelo Attiva le notifiche su 41esimoparallelo.it
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