NAPOLI. Da latitanti a pentiti. “Vogliamo cambiare vita, abbiamo intenzione di collaborare con la giustizia”. Sono queste le parole pronunciate dai boss Raffaele Imperiale e Bruno Carbone.

Il primo, Raffaele Imperiale, il re del narcotraffico: il boss che consegnò allo Stato Italiano i due Van Gogh che erano stati trafugati venti anni fa dal museo di Amsterdam.

L'altro, Bruno Carbone, uno dei suoi più fidati soci ricercato dal 2003 e bloccato circa un mese fa all'aeroporto di Dubai, negli Emirati Arabi.

I due broker hanno fatto da padrone nel mondo della droga per molto tempo. Fino a quando sono stati entrambi arrestati nel giro di poche settimane a Dubai. A riportare la notizia del pentimento di entrambi è il portale Stylo24.it con un articolo a firma di Luigi Nicolosi.

La decisione di passare dalla parte dello Stato è stata ufficializzata questa mattina, 6 dicembre, nel corso dell’udienza celebrata davanti ai giudici del tribunale del Riesame di Napoli. La DDA partenopea ha depositato tre verbali che i due neo pentiti hanno redatto tra ottobre e novembre.

Camorra - I verbali depositati

Davanti al Tribunale del Riesame, al quale hanno fatto ricorso 10 dei 28 destinatari delle misure cautelari emessi nei confronti di presunti appartenenti all'organizzazione facente capo proprio a Imperiale, la Procura di Napoli ha depositato sei verbali, quattro contenenti rivelazioni di Imperiale, uno quelle del suo socio Bruno Carbone e l'ultimo di Raffaele Mauriello, boss del clan Amato-Pagano di Secondigliano.

Camorra - Un vero e proprio terremoto nella malavita partenopea 

Tremano, infatti, vari clan partenopei della Camorra, ma anche diverse organizzazioni italiane. I primi a finire sul libro nero sono: la cosca degli Amato-Pagano, gli scissionisti di Secondigliano, e i gruppi loro alleati (Rione Traiano, Parco Verde di Caivano su tutte) che si rifornivano di ingenti quantitativi di cocaina proprio grazie al ruolo dei due broker Imperiale e Carbone che – secondo la ricostruzione della polizia giudiziaria – facevano da collante tra Europa e Sud America, prima con base in Olanda e poi a Dubai.

Chi è Raffaele Imperiale

Nato a Castellammare di Stabia il 24 ottobre 1974, inizialmente noto agli inquirenti come “Lello di Ponte Persica“ “Lelluccio Ferrarelle” o “Rafael Empire“, il 45enne è l'ideatore di un imponente network di trafficanti internazionali, in particolare di cocaina.

Vittima da ragazzo di un tentativo di rapimento al quale riesce misteriosamente a sfuggire, eredita dal fratello maggiore un coffee shop ad Amsterdam e da qui inizia la sua carriera criminale, tessendo contatti e alleanze con i narcos sudamericani.

L’attività di brokeraggio internazionale ed il rapporto d’affari con la Camorra partenopea arrivano al loro culmine nella prima decade del 2000, quando si solidificano i contatti con i camorristi del clan Di Lauro di Secondigliano, tra cui Elio Amato ed Antonio Orefice. Un legame sopravvissuto alla scissione degli Amato dai Di Lauro nel corso delle tre lunghe faide di Scampia.

Il declino

Negli ultimi anni, sono tanti i sequestri e gli arresti che hanno colpito l'organizzazione di Imperiale.

Tra questi il più importante è senza ombra di dubbio, il maxi-sequestro di 1.330 chili di cocaina avvenuto a Parigi nel settembre 2013. Nell’occasione, arrestato il fedelissimo Vincenzo Aprea, al quale era stato affidato il compito di sovrintendere all’importazione dello stupefacente proveniente con volo di linea Air France da Caracas in Venezuela.

Il patrimonio illecitamente accumulato gli ha permesso di acquistare sul mercato nero due dipinti di Van Gogh di valore inestimabile, rubati nel 2002 ad Amsterdam in Olanda e ritrovati poi dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli in una vecchia villa a Castellamare di Stabia nel 2016 e restituiti al museo di Amsterdam dedicato al pittore olandese.

Non esistono molte immagini pubbliche di Raffaele Imperiale, in quanto sempre ossessionato dalla riservatezza. L’unica immagine diffusa delle forze dell’ordine è relativa a numerosi anni fa.

Chi è Bruno Carbone

Socio e fedelissimo di Imperiale. Punto di riferimento per i Nuvoletta, ma anche per cosche ai vertici del narcotraffico campano e nazionale come i Ciccarelli del Parco Verde di Caivano e i clan del Rione Traiano.

Dal suo quartier generale in Olanda coordinava il traffico di stupefacenti fra Europa e Sudamerica. Nel 2003 fu condannato a 20 anni di reclusione grazie alle rivelazioni di Andrea Lollo, ex broker della droga. Da allora, si è dato alla fuga, ricercato in tutta Europa dalla Dda di Napoli e Reggio Calabria e dall’Europol.

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