L'orribile caso dello stupro di gruppo a Palermo continua a suscitare accesi dibattiti sui social media, spesso sfociando in direzioni pericolose. Le foto dei giovani coinvolti nell'inchiesta sono state condivise e visualizzate migliaia di volte sui profili Facebook, scatenando commenti di odio su varie piattaforme, da Facebook a Twitter, da Instagram a TikTok, ma anche una curiosità morbosa.

Su Telegram, in poche ore, sono sorti tre gruppi, di cui due pubblici e uno privato, che inizialmente avevano migliaia di iscritti, ma che ora si sono ridotti della metà. Questi gruppi avevano l'unico scopo di cercare il video dello stupro di gruppo di cui è stata vittima una giovane di 19 anni. Domande come "Chi ha il video di Palermo? Scambio bene" o "Qualcuno ha il video dello stupro di gruppo dei sette ragazzi a Palermo?" sono diventate frequenti su Telegram. Non è noto se qualcuno sia riuscito ad ottenere il video prima dell'arresto dei sette ragazzi coinvolti nell'incidente. Tre di loro sono stati arrestati all'inizio di agosto, mentre gli altri quattro venerdì scorso.

Le piattaforme social sono invase da notizie e profili falsi

TikTok e Instagram hanno visto la comparsa di account falsi dei ragazzi arrestati, con messaggi che esaltano la libertà ritrovata, o con richieste di appuntamenti con ragazze. Questo diffuso passaparola infrange qualsiasi regola, specialmente in un caso delicato come questo, che richiederebbe maggiore sensibilità. Molte persone hanno inviato messaggi di solidarietà alla vittima, ma ciò ha avuto l'effetto di renderla più facilmente identificabile.

Stupro Palermo - Il film dell'orrore

L'intervento di numerosi artisti tramite i social media ha dato voce al loro sdegno per l'accaduto. Anche esperti e studiosi si sono espressi sulla vicenda. La criminologa Roberta Bruzzone ha definito l'ordinanza di custodia cautelare "un film dell'orrore".

Il sociologo Francesco Pira, dell'Università di Messina, ha osservato come i social media siano diventati un luogo in cui si condivide l'intimo, e la verità diventa sempre più relativa. La professoressa Giovanna Corrao, insegnante di letteratura italiana e Filosofia a Palermo, ha criticato aspramente le famiglie, affermando che "siamo un branco di falliti" e che è necessario un maggiore controllo sui giovani e sui loro dispositivi digitali.

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