Una voce franta per il dolore si leva al telefono: è Marianna, la cognata di Giuseppe Sorvillo, 43 anni, una delle vittime dell'incidente ferroviario che ha sconvolto Brandizzo. La sua voce è un lamento di disperazione, e i suoi pensieri oscillano tra la tragedia e il senso di ingiustizia.

Giuseppe Sorvillo aveva lasciato la sua città natale, Sparanise, per cercare una nuova opportunità di lavoro a Brandizzo. Dopo mesi impiegati in un supermercato locale, aveva iniziato a lavorare presso la Sigifer. La famiglia aveva avuto la gioia di riabbracciarlo durante le festività di Ferragosto, quando era tornato a Sparanise per la Comunione del loro figlio. Era felice, perché il nuovo lavoro gli permetteva di garantire un futuro migliore per i suoi due bambini.

Marianna, con le lacrime e il dolore nel cuore, esprime il suo sgomento: "Non può succedere una cosa del genere... E non se ne vengano con le solite parole del cavolo, faremo faremo. Intanto c’è un padre che ha lasciato due bimbi di 7 e 10 anni. E non c’è niente da rimediare."

Anche il cugino di Giuseppe, Giovanni Iannucci, ricorda con amarezza il giorno in cui Giuseppe aveva deciso di intraprendere questo percorso verso il Nord in cerca di lavoro. Aveva visto il cugino appena 20 giorni fa e lo aveva trovato pieno di speranza. Ora, invece, la speranza è stata spezzata, e il dolore di una famiglia è diventato un peso insopportabile.

A Brandizzo, Giuseppe Sorvillo aveva acquistato una casa, prima più piccola e poi più grande, adatta alle esigenze dei suoi due figli. Aveva sogni e progetti, ma tutto è stato spazzato via da questa tragedia senza senso. La comunità è sconvolta dalla perdita di Giuseppe e delle altre vittime, e rimane solo la domanda senza risposta: perché?

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