📍 Luogo: Uruguay
Si è spento a 89 anni José “Pepe” Mujica, ex presidente dell’Uruguay e figura simbolo della politica latinoamericana. Malato da tempo, era affetto da un tumore all’esofago che nel gennaio 2025 si era esteso al fegato. Da allora era entrato in una fase di cure palliative. Mujica sarebbe diventato novantenne il prossimo 20 maggio.
L’annuncio della morte di José Pepe Mujica e l’ultimo messaggio
L’annuncio ufficiale è stato dato dal presidente uruguayano Yamandú Orsi, che lo ha ricordato come “un presidente, attivista, guida e leader”. Poche ore prima, la moglie Lucía Topolansky aveva dichiarato che Mujica era “alla sua fine”, promettendo di restargli accanto fino all’ultimo respiro: “Sono con lui da più di 40 anni. Sarò con lui fino alla fine. È stata la mia promessa”.
Il 9 gennaio Mujica aveva reso pubblica la sua decisione di interrompere le cure: “Il mio corpo non ce la fa più. Il mio ciclo è finito e un guerrigliero ha diritto a riposare”.
Da guerrigliero torturato a presidente amato
Pepe Mujica nacque nel 1935 e partecipò alla guerriglia urbana dei Tupamaros, movimento armato ispirato alla rivoluzione cubana. Venne arrestato durante la dittatura, e trascorse 12 anni in carcere, spesso in isolamento, subendo torture. Fu liberato nel 1985, con il ritorno della democrazia.
Nel 1994 entrò in Parlamento, poi divenne ministro dell’Agricoltura nel 2005. Nel 2009 fu eletto presidente, in carica fino al 2015. Fondò il Movimento di Partecipazione Popolare, anima del Fronte Ampio, coalizione progressista uruguaiana.
José Pepe Mujica: un presidente povero, un politico visionario
Mujica fu celebre anche per il suo stile di vita austero: rifiutò la residenza presidenziale, viveva in una fattoria, guidava una vecchia Volkswagen e donava il 90% dello stipendio in beneficenza. Si definiva “il presidente più povero del mondo”, e il più ricco in libertà.
Durante il suo mandato, legalizzò la marijuana, l’aborto e i matrimoni omosessuali, aumentò i salari minimi del 250% e ridusse la povertà dal 45% all’11%. L’Uruguay divenne un Paese modello anche nella transizione ecologica, investendo nelle energie rinnovabili.
L’ultima intervista: “Un politico deve lasciare un’eredità umana”
Nel 2021, intervistato da Fanpage.it, Mujica lasciò un testamento morale: “Il compito di un dirigente politico è quello di lasciare cuori e braccia che lo sostituiscano quando se ne va”. Parlando delle sfide globali, indicò la redistribuzione della ricchezza e la lotta al cambiamento climatico come priorità assolute. Denunciò con forza l’inazione dei governi: “Il nostro impegno è ancora troppo debole”.
Mujica non si era mai veramente ritirato dalla politica. Continuava a partecipare come “semplice militante”, affiancando i giovani e coltivando l’idea che “il miglior leader è colui che forma persone migliori di lui”.