Clamorosa svolta giuridica negli Usa: la Corte Suprema ha deciso di limitare il potere dei giudici federali nel sospendere gli ordini esecutivi presidenziali. Una decisione che, di fatto, apre la strada all’entrata in vigore di un discusso ordine esecutivo voluto da Donald Trump, con cui sospeso temporaneamente lo ius soli. Ovvero il diritto alla cittadinanza automatica per chi nasce sul suolo americano. Anche se la Corte non ha ancora giudicato nel merito la validità della misura sullo ius soli, ha comunque tracciato una linea netta: la magistratura non può esercitare un controllo generalizzato sul potere esecutivo.
Ius soli sospeso: un passaggio storico per la giurisprudenza americana
La decisione non entra direttamente nel merito dello ius soli, il diritto costituzionale che garantisce la cittadinanza a chiunque nasca negli Usa, indipendentemente dall’origine dei genitori. Tuttavia, autorizzando temporaneamente l’ordine esecutivo presidenziale che blocca tale diritto, la Corte ha implicitamente concesso al presidente uno spazio d’azione senza precedenti.
La battaglia legale proseguirà in autunno, quando la Corte entrerà nel merito della questione. Ma intanto, questa sentenza rappresenta un passaggio epocale nella relazione tra potere esecutivo e giudiziario negli USA.
Trump esulta: “Una vittoria monumentale per la Costituzione”
Non si è fatta attendere la reazione dell’ex presidente Donald Trump, oggi di nuovo in corsa per la Casa Bianca. In una conferenza stampa tenuta alla Casa Bianca, ha definito la decisione “una vittoria enorme per la Costituzione” e ha ribadito la sua posizione sul diritto di cittadinanza per nascita: “Fu pensato per i figli degli schiavi, non per chi viene in America solo per partorire”.
Secondo Trump, l’ordine esecutivo è necessario per fermare quello che definisce “turismo di cittadinanza”. Ovvero l’abitudine di alcune famiglie straniere di venire negli Usa esclusivamente per garantire ai neonati la cittadinanza americana.
Corte spaccata: sei giudici conservatori a favore, tre contrari
Il verdetto approvato con una maggioranza conservatrice: sei giudici a favore e tre contrari. La giudice Amy Coney Barrett, nominata alla Corte da Trump stesso, ha scritto nella sentenza: “I tribunali federali non hanno autorità di supervisione generale sul potere esecutivo. Possono solo decidere casi specifici”.
Il principio sancito è chiaro: anche quando il potere esecutivo sbaglia, non spetta alla magistratura eccedere i propri poteri per fermarlo.
Trump esulta – Le voci critiche: “La Corte ha abdicato al suo ruolo”
Non sono mancate critiche durissime. La giudice Sonia Sotomayor, parte della minoranza liberal, ha sottolineato che “lo stato di diritto non è scontato. La democrazia sopravvive solo se chi la serve ha il coraggio di difenderla. Oggi la Corte abdica al suo ruolo vitale”.
Anche il procuratore generale Pam Bondi ha attaccato i giudici dei tribunali inferiori, accusandoli di aver “tentato per anni di prendersi poteri che non spettano loro”.
Una sentenza destinata a cambiare l’equilibrio dei poteri
La decisione della Corte Suprema rappresenta una pietra miliare per la giurisprudenza americana e potrebbe influenzare tutti i futuri rapporti tra potere esecutivo e giudiziario. In attesa della sentenza definitiva sull’abolizione dello ius soli, il segnale è chiaro: la presidenza degli Stati Uniti esce rafforzata, mentre la magistratura vede ridotti i propri margini di intervento.