“O torna con me o la uccido”. Questo messaggio, inviato da Mark Antony Samson ad alcuni amici, rappresenta uno degli elementi più gravi emersi durante le indagini sull’omicidio di Ilaria Sula, la giovane uccisa nel marzo 2025 a Roma, nel quartiere Africano. La ragazza fu ritrovata senza vita in una valigia abbandonata in fondo a un dirupo, con tre profonde coltellate al collo. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica e che oggi si arricchisce di nuovi e inquietanti dettagli che rafforzano l’ipotesi della premeditazione.
Femminicidio annunciato: la confessione e i messaggi agli amici
Lunedì 7 luglio 2025, Samson è stato interrogato per circa due ore dalla Procura di Roma. Secondo quanto riferito dagli inquirenti, il contenuto del suo telefono ha confermato i sospetti: non si è trattato di un raptus, ma di un omicidio progettato. I messaggi scambiati con alcuni amici nei giorni precedenti all’omicidio documentano un’escalation di ossessione e minacce nei confronti di Ilaria. In particolare, quel messaggio diretto – “o torna con me o la uccido” – dimostra come la violenza fosse già stata pensata e annunciata.
Dopo l’omicidio, avvenuto nell’appartamento di via Homs dove la coppia aveva convissuto, Samson avrebbe chiesto aiuto alla madre per liberarsi del corpo. È proprio lei ora a essere indagata per concorso in occultamento di cadavere.
L’accusa: omicidio volontario aggravato da premeditazione
La Procura di Roma, guidata dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, ha raccolto elementi ritenuti solidi a sostegno dell’accusa di omicidio volontario con l’aggravante della premeditazione, ma anche dei futili motivi e del legame affettivo con la vittima. Una combinazione che potrebbe portare a una richiesta di giudizio immediato, senza passare per l’udienza preliminare.
L’inchiesta è vicina alla chiusura e, stando a quanto trapelato, l’accusa ritiene che ci siano tutti i presupposti per procedere rapidamente verso il processo.
Una lunga scia di sangue: oltre 15 femminicidi dall’inizio dell’anno
Il caso di Ilaria Sula si inserisce in una tragica serie di femminicidi che nel 2025 ha già contato oltre 15 vittime, tra cui Martina Carbonaro e Sara Campanella. Storie diverse, accomunate da un unico filo rosso: la violenza sistematica, spesso preceduta da segnali sottovalutati o ignorati. Le indagini su questi casi mostrano come troppo spesso il femminicidio sia l’esito finale di una spirale di soprusi e minacce.
La memoria di Ilaria e l’appello contro l’indifferenza
Amici, colleghi e familiari di Ilaria continuano a tenere viva la sua memoria, organizzando eventi, veglie e momenti di riflessione per chiedere giustizia. I genitori della ragazza hanno più volte dichiarato pubblicamente che la vita di Ilaria non può essere stata spezzata invano, chiedendo che il processo sia rapido e che vengano assunte misure concrete per fermare questa catena di violenza.