📍 Luogo: Milano
L’inchiesta sull’urbanistica a Milano si arricchisce di un nuovo, clamoroso capitolo: anche il sindaco Beppe Sala risulta indagato. Le ipotesi di reato contestate sono false dichiarazioni su qualità personali proprie o altrui e induzione indebita a dare o promettere utilità. L’indagine ruota attorno alla nomina del presidente della Commissione Paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni, e al progetto immobiliare noto come “Pirellino” firmato dall’architetto Stefano Boeri e dall’imprenditore Manfredi Catella, fondatore del gruppo Coima.
Il primo cittadino ha appreso la notizia dalla stampa e ha definito “allucinante” la modalità con cui è venuto a conoscenza del suo coinvolgimento, dichiarando la propria intenzione di riferire in aula il 21 luglio.
Il sistema di pressioni e incarichi: cosa emerge dagli atti
Secondo i magistrati della Procura di Milano, vi sarebbe stato un sistema strutturato di pressioni esercitate da esponenti politici su Marinoni, tra cui lo stesso Sala, l’assessore Tancredi, il direttore generale Malangon e l’architetto Boeri. Marinoni, inizialmente critico sul progetto “Torre Botanica”, avrebbe infine ceduto alle pressioni e dato il proprio assenso, nonostante il precedente parere negativo della Commissione Paesaggio.
L’indagine sottolinea inoltre conflitti di interesse che avrebbero riguardato Marinoni, il quale – pur ricevendo incarichi da aziende private interessate ai progetti – è stato confermato alla guida della Commissione per un nuovo mandato nel 2024. Secondo la Procura, Sala ne sarebbe stato pienamente consapevole.
Sei richieste di arresto e le figure coinvolte
Sono sei le richieste di arresto avanzate dai magistrati. Tra queste spiccano quelle per Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana, per il quale sono stati chiesti i domiciliari. Stessa sorte chiesta per Catella, il potente imprenditore alla guida di Coima, e per Marinoni, definito un “lobbista” dalla Procura. In carcere potrebbero finire anche Alessandro Scandurra, Andrea Bezziccheri e Federico Pella.
Le reazioni politiche: dimissioni o garantismo?
La reazione politica non si è fatta attendere. Il centrodestra, con Lega e Fratelli d’Italia in testa, ha chiesto le dimissioni del sindaco. “Non si faccia desiderare, venga subito a riferire”, è stato il messaggio del capogruppo FdI Riccardo Truppo. Matteo Salvini ha aggiunto: “Non chiedo le dimissioni per l’inchiesta, ma si torni al voto”. I consiglieri di Lega e Fdi hanno anche esposto fuori da Palazzo Marino uno striscione con la scritta “Dimissioni”.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, invece, ha mantenuto una linea garantista: “Un avviso di garanzia non comporta automaticamente le dimissioni. Sala decida secondo la propria capacità di governare”.
Il Partito Democratico compatto al fianco del sindaco
Dal fronte opposto, il Partito Democratico ha blindato Sala. La segretaria Elly Schlein gli ha espresso solidarietà telefonicamente. Anche i vertici regionali del partito hanno confermato il loro sostegno alla giunta, in attesa dell’evolversi dell’indagine. “Proseguiamo nel mandato fino al 2026”, ha dichiarato il segretario dem di Milano, Alessandro Capelli.
Il capogruppo Pd in Regione, Pierfrancesco Majorino, ha chiesto una svolta urbanistica per la città, proponendo un nuovo Piano di Governo del Territorio che punti a contrastare la speculazione e a mettere al centro l’emergenza abitativa.
Possibili dimissioni per l’assessore Tancredi
Giancarlo Tancredi, figura centrale dell’inchiesta, non era presente alla seduta di Consiglio comunale e secondo alcune fonti avrebbe già espresso al sindaco la propria disponibilità a dimettersi. Le sue dimissioni potrebbero rappresentare il primo passo concreto verso una riorganizzazione dell’amministrazione comunale, fortemente scossa dallo scandalo.
Un’inchiesta che scuote Milano e il suo futuro politico
L’indagine sull’urbanistica a Milano ha scoperchiato un presunto sistema di favori, pressioni e incarichi che potrebbe cambiare il volto politico della città. Mentre la magistratura prosegue il suo lavoro, l’intera classe politica milanese si interroga sul futuro di Palazzo Marino. Le prossime settimane saranno decisive per capire se si andrà verso un’uscita anticipata di Sala o se il sindaco continuerà a guidare Milano fino alla fine del mandato.