mamma morta Bergamo

Bergamo, madre morta da un anno: la figlia la nascondeva sotto le coperte del letto

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Written by Redazione

11 Settembre 2025

📍 Luogo: Bergamo

Un caso agghiacciante scuote la città di Bergamo: una donna ultracentenaria, nata nel 1923, è stata trovata morta e in stato di mummificazione nel letto dell’abitazione che condivideva con la figlia sessantenne. La scoperta è avvenuta nella giornata di mercoledì 10 settembre 2025, quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’appartamento situato in via De Gasperi, nei pressi dello stadio cittadino.

Secondo quanto emerso, la figlia della vittima avrebbe nascosto il corpo della madre sotto un cumulo di coperte per almeno un anno, continuando a vivere nella casa come se nulla fosse.

L’allarme del fratello e i sospetti dei vicini

A far scattare i controlli è stato il fratello della donna, residente a Genova, che da giorni non riusciva più a contattare la sorella. Preoccupato, ha deciso di avvisare le autorità locali.

Già da mesi, però, i vicini di casa avevano segnalato un odore nauseabondo provenire dall’appartamento, arrivando perfino a presentare un esposto. La situazione era diventata insostenibile, tanto che la vicenda aveva attirato l’attenzione anche dell’amministratore del condominio.

Quando la polizia è entrata nella casa, si è trovata di fronte a uno scenario sconvolgente: l’anziana giaceva mummificata nel letto, coperta da numerose coperte e circondata da materiali accumulati dalla figlia.

Un appartamento pieno di oggetti accumulati

Gli investigatori della Scientifica e della Squadra Mobile hanno immediatamente posto sotto sequestro l’abitazione. All’interno sono stati rinvenuti grandi quantità di materiale accatastato, in un contesto che gli agenti hanno descritto come fortemente degradato e insalubre.

Si tratterebbe di un caso di accumulo compulsivo, che potrebbe avere un legame diretto con lo stato di salute psicologica della figlia sessantenne. Quest’ultima, infatti, è stata trasferita nel reparto di Psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

La figlia e le dichiarazioni agli inquirenti

Davanti agli investigatori, la donna avrebbe ammesso che la madre era morta “parecchi mesi fa”, senza però fornire una data precisa né spiegazioni sulle cause del decesso.

Gli inquirenti stanno ora cercando di capire se la figlia abbia nascosto la morte della madre per motivi economici, ad esempio continuando a riscuotere la pensione, oppure se si sia trattato di un comportamento dettato esclusivamente da un grave disturbo psicologico.

Al momento non risultano provvedimenti giudiziari nei confronti della sessantenne, che si trova sotto osservazione psichiatrica.

L’autopsia per chiarire le cause della morte

Il corpo della centenaria è stato trasportato all’Istituto di Medicina Legale di Bergamo, dove sarà sottoposto ad autopsia. L’esame dovrà stabilire l’epoca esatta della morte, le cause e verificare eventuali responsabilità penali.

Solo dopo i risultati sarà possibile capire se la figlia rischi un’accusa di occultamento di cadavere o di altri reati. Per ora, resta aperta ogni ipotesi, mentre la Procura ha disposto ulteriori accertamenti.

Il dramma del silenzio domestico

Il caso di Bergamo porta alla luce non solo una tragedia familiare, ma anche una storia di solitudine e degrado sociale.

La donna centenaria, che secondo i documenti anagrafici era nata nel lontano 1923, non aveva contatti regolari con i parenti più stretti. La figlia che viveva con lei non avrebbe mai denunciato il decesso, scegliendo invece di nascondere il corpo.

È un comportamento che rievoca altri casi simili registrati in Italia e all’estero, dove anziani morti vengono trovati dopo mesi o anni, spesso in contesti familiari difficili, caratterizzati da isolamento sociale e disagio psicologico.

I precedenti casi in Italia

Non è la prima volta che emergono episodi analoghi. In varie città italiane si sono registrati casi di anziani tenuti nascosti dai familiari, talvolta per continuare a incassare la pensione, altre volte per paura della solitudine o per disturbi psichici dei parenti.

Ogni volta, queste storie suscitano sgomento e riflessioni sulla necessità di un maggiore controllo da parte dei servizi sociali, in particolare nei confronti di persone molto anziane o con situazioni familiari delicate.

Le indagini della Procura di Bergamo

La Procura di Bergamo ha aperto un fascicolo per chiarire tutti gli aspetti della vicenda. Gli investigatori vogliono verificare:

  • se la figlia abbia commesso reati legati alla gestione della pensione della madre;
  • se ci siano stati segnali trascurati da parte di enti o istituzioni che avrebbero potuto intervenire prima;
  • se vi siano profili di responsabilità sanitaria o amministrativa.

Intanto, l’appartamento resta sotto sequestro per ulteriori rilievi e per permettere una valutazione igienico-sanitaria delle condizioni in cui vivevano madre e figlia.

Le reazioni della comunità

La notizia ha scosso profondamente il quartiere. I vicini di casa, intervistati dai cronisti, hanno parlato di «una situazione assurda» che andava avanti da mesi.

«L’odore era insopportabile – ha raccontato una residente – ma nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Pensavamo a rifiuti o animali morti, non a una persona».

Molti si chiedono come sia stato possibile che il decesso di una donna di oltre cento anni sia passato inosservato così a lungo, senza che nessuna istituzione intervenisse prima.

Una vicenda che interroga il sistema di welfare

Il caso di Bergamo solleva interrogativi anche sul funzionamento del sistema di assistenza sociale. È accettabile che una donna ultracentenaria resti senza controlli per più di un anno?

Gli esperti sottolineano che episodi del genere dovrebbero portare a una riflessione sulle politiche di sostegno alle famiglie fragili, sul ruolo dei medici di base e sull’intervento dei servizi sociali comunali.

L’attesa per l’autopsia

Le prossime ore saranno decisive. L’autopsia chiarirà se la centenaria sia morta per cause naturali o se ci siano stati altri elementi da prendere in considerazione.

Solo allora sarà possibile stabilire se la figlia dovrà rispondere penalmente o se la vicenda resterà confinata a un drammatico caso di degrado domestico e disagio psichico.

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