📍 Luogo: Ancona
È bastato un momento per trasformare un tranquillo pomeriggio in parco in un episodio che scuote una comunità. Il 14 settembre 2025, nel parco di via Osimo ad Ancona, un cane di nome Narcos, pitbull di appena 2 anni, è stato ucciso da un agente della Polizia di Stato durante un’operazione di controllo contro lo spaccio di stupefacenti.
La dinamica secondo la Questura
Secondo la versione ufficiale, gli agenti si erano recati nel parco nell’ambito di un controllo antidroga. Avrebbero sorpreso un giovane in possesso di tre dosi di hashish. All’arrivo degli agenti, Narcos si sarebbe liberato dalla catena, staccata o spezzata, e avrebbe cominciato a correre verso gli agenti in modo aggressivo. Un agente, nel tentativo di mettersi al riparo dietro una panchina, avrebbe fatto fuoco per difendere sé stesso e gli altri presenti, esplodendo un colpo che ha raggiunto il cane, causandone la morte. Si dice che il cane non avesse microchip, e per questo la proprietaria sarà denunciata per alcune irregolarità relative al possesso e custodia dell’animale.

La versione della proprietaria: Narcos legato, catena spezzata, colpi “ingiustificati”
Dall’altro lato, la proprietaria del cane, una ventenne di origini dominicane, offre una versione diversa e drammatica. Racconta che Narcos era seduto con lei su una panchina, legato con una catena che però si sarebbe spezzata. Spaventato dal sopraggiungere improvviso degli agenti, avrebbe abbaiato. La proprietaria tenta di prendere il cane dal collare per calmarlo. Ma, secondo lei, l’agente avrebbe esploso due colpi verso Narcos, benché l’animale fosse distante circa 3-4 metri e in condizioni non tali da costituire, a suo avviso, un pericolo imminente. Sostiene che il cane non era aggressivo nella condotta abituale, ma spaventato dagli agenti.
Dialogo sociale, indagine aperta e accertamenti tecnici
La vicenda è al centro di discordie e polemiche. La proprietaria ha denunciato l’agente ai Carabinieri, chiedendo che si accerti se l’uso della pistola fosse effettivamente necessario. La Polizia Scientifica è intervenuta, come previsto, per effettuare rilievi, verificare la scena, che genere di percorso ha compiuto il cane, la distanza, il numero di colpi sparati.
Si attendono esiti degli accertamenti balistici e delle testimonianze: telecamere di sorveglianza, video degli astanti, ricostruzioni precise delle traiettorie. È possibile che si apra un fascicolo per valutare responsabilità, sia dell’agente sia della custodia dell’animale.
Una comunità divisa tra rabbia e paura
L’episodio ha suscitato forte emozione ad Ancona. Negli ambienti sociali e online, ci sono già stati video, post, foto che mostrano la scena, il corpo del cane, la rabbia e il dolore della proprietaria. Alcuni difendono il poliziotto, altri invocano verità e responsabilità. Il sentimento prevalente è lo sconcerto: ci si chiede perché un cane, anche se senza microchip, abbia dovuto subire una morte violenta anziché strumenti meno drastici (collare, richiami, dissuasori, utilizzo di dispositivi non letali).

Il contesto dei regolamenti sul possesso degli animali e sulle operazioni di polizia
La normativa vigente prevede obblighi per chi possiede cani: registrazione, microchip, divieto di accesso libero ai parchi non consentiti. Ma anche le operazioni di Polizia prevedono protocolli di sicurezza: uso progressivo della forza, priorità a misure non letali quando è possibile, formazione specifica per interventi con animali. La discrepanza tra versioni rende necessario verificare se quegli standard sono stati rispettati.
Riflessioni sull’uso della forza e sulle alternative possibili
Quando un agente ritiene di essere in pericolo, il tiro può essere giustificato, ma solo se sussiste una minaccia reale, attuale e grave. L’intervento con armi da fuoco è un’extrema ratio. In casi analoghi, sarebbe opportuno valutare: uso del taser (se disponibile), distanziamento, ordinanze preventive, uso di dispositivi di dissuasione, presenza di veterinari nei casi di interventi con animali (ove possibile).
Implicazioni legali e amministrative per proprietari e agenti
- Per la proprietaria: denunciata per omessa registrazione / microchip, per possesso non regolamentato dell’animale, ingresso in parco non consentito.
- Per l’agente/polizia: deve essere accertato se l’uso della pistola sia stato conforme al regolamento, se vi fosse alternativa, se l’animale rappresentasse pericolo attuale. Possibile procedimento interno, accertamenti della procura.
- Possibili costi per l’amministrazione se vi saranno responsabilità accertate.
Considerazioni etiche e sociali
Un episodio come questo solleva questioni profonde: la vita di un animale domestico come parte importante della vita di una persona, la paura, la percezione del pericolo, la responsabilità di chi pattuglia. Anche come la comunità reagisce: indignazione, solidarietà, richiesta di trasparenza.
La morte del pitbull Narcos nel parco di via Osimo è una tragedia che tocca molti livelli: personale, legale, sociale. In attesa degli accertamenti ufficiali, ciò che resta è una comunità che chiede risposte, ma anche un sistema che deve interrogarsi su procedure, formazione e limiti nell’uso della forza. La verità dovrà emergere, ma la memoria di Narcos già chiede giustizia e regolamentazione.