📍 Luogo: Napoli
La notte del 19 aprile scorso, vigilia di Pasqua, il quartiere San Giovanni a Teduccio a Napoli è stato teatro di un nuovo episodio di violenza criminale. Una stesa, cioè una scarica di colpi di pistola sparati in strada a scopo intimidatorio, ha scosso la zona orientale della città.
Secondo quanto accertato dai carabinieri del Nucleo Investigativo e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, due uomini sono stati identificati come autori del raid. I colpi esplosi avevano come obiettivo intimidire il clan rivale nell’ambito di una faida che vede contrapposte le famiglie Rinaldi-Reale e D’Amico, detto “Gennarella”.
Il fermo, disposto nei giorni scorsi, non è stato convalidato dal gip, che ha però applicato la misura cautelare del carcere nei confronti dei due indagati, ritenuti legati al clan Rinaldi.
Cosa significa una “stesa”
Il termine “stese” a San Giovanni a Teduccio e in altre aree di Napoli richiama una delle pratiche più violente e scenografiche usate dai clan per affermare il proprio dominio sul territorio. Non si tratta di azioni finalizzate a colpire direttamente persone, ma di spari in aria o contro muri e auto, con lo scopo di lanciare un messaggio ai rivali e terrorizzare la popolazione.
Le stese rappresentano quindi atti di pubblica intimidazione, con un forte valore simbolico. Servono a ribadire la presenza di un clan, a marcare il territorio o a minacciare apertamente i gruppi rivali in caso di conflitti interni.
La rottura della pax mafiosa
Per diversi anni tra i clan Rinaldi-Reale e il gruppo D’Amico “Gennarella” era stata raggiunta una fragile pax mafiosa, che aveva permesso una convivenza armata nel controllo delle attività illecite nella zona di San Giovanni a Teduccio.
La stesa di aprile 2025 segna però una rottura di quell’equilibrio. Secondo gli inquirenti, il raid è stato un chiaro segnale di sfida, con l’obiettivo di dimostrare forza e determinazione in un momento di tensione crescente. Il rischio concreto è che questa escalation possa portare a nuovi scontri armati tra i clan.
Le indagini dei carabinieri e della DDA
Le indagini sulla stesa a San Giovanni a Teduccio sono state condotte dai carabinieri del Nucleo Investigativo, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, Area I, guidata dal procuratore aggiunto Sergio Amato.
Grazie all’analisi dei filmati di videosorveglianza e alle testimonianze raccolte, gli investigatori sono riusciti a risalire all’identità dei due presunti autori, entrambi legati al clan Rinaldi.
Il gip, pur non convalidando formalmente il fermo, ha riconosciuto la gravità delle accuse e disposto la custodia cautelare in carcere per entrambi, che ora dovranno rispondere di pubblica intimidazione con uso di armi e detenzione abusiva di pistole.

San Giovanni a Teduccio, un quartiere sotto assedio
Il quartiere di San Giovanni a Teduccio si conferma come una delle zone più delicate della periferia orientale di Napoli. Negli ultimi anni è stato spesso teatro di episodi di criminalità legata ai clan, con stese, agguati e intimidazioni che hanno seminato paura tra i residenti.
Le famiglie criminali locali gestiscono attività legate allo spaccio di droga, alle estorsioni e ad altri traffici illeciti. In questo contesto, le stese diventano strumenti di propaganda criminale, con un impatto devastante sulla vita quotidiana dei cittadini onesti.
Le reazioni della popolazione
Ogni nuova stesa a San Giovanni a Teduccio lascia dietro di sé non solo bossoli sull’asfalto, ma soprattutto paura e sfiducia nella popolazione. I residenti denunciano da tempo una situazione insostenibile, in cui le famiglie devono convivere con il rischio di trovarsi coinvolte in episodi di violenza gratuita.
«Viviamo barricati in casa, temiamo per i nostri figli» raccontano alcuni abitanti. «Questi sparano per strada come se fosse un far west, e noi non possiamo far altro che abbassare la testa».
La richiesta di maggiore presenza delle forze dell’ordine e di interventi concreti per il recupero sociale del quartiere è sempre più pressante.
Le stese come fenomeno criminale a Napoli
La stesa di San Giovanni a Teduccio non è un caso isolato. Negli ultimi anni episodi simili si sono verificati in diversi quartieri di Napoli, da Ponticelli a Secondigliano, da Forcella a Scampia.
Le stese rappresentano una manifestazione di potere da parte dei clan, che scelgono di agire in piena notte o in giornate simboliche per massimizzare l’effetto intimidatorio.
Il fenomeno è stato più volte denunciato dalle associazioni antimafia e dai rappresentanti istituzionali, che lo considerano un segnale pericoloso della capacità dei clan di operare con arroganza e impunità.
Il lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine
La risposta dello Stato alle stese a San Giovanni a Teduccio e negli altri quartieri di Napoli è affidata al lavoro della magistratura antimafia e delle forze dell’ordine.
La Direzione Distrettuale Antimafia ha intensificato le indagini sui clan coinvolti, mentre i carabinieri e la polizia hanno rafforzato la presenza sul territorio. Tuttavia, il problema resta radicato e complesso, perché legato non solo alla criminalità organizzata, ma anche al degrado sociale ed economico che alimenta il reclutamento nelle fila della camorra.
Un quartiere che chiede riscatto
San Giovanni a Teduccio non è solo cronaca nera. È anche un quartiere con una forte identità, ricco di storia e di risorse, che da anni chiede riscatto. Le scuole, le associazioni e i cittadini impegnati sul territorio cercano di contrastare la cultura camorristica offrendo alternative concrete ai giovani.
Ogni stesa a San Giovanni a Teduccio rappresenta però un colpo durissimo alle speranze di cambiamento, perché riporta l’immagine di un quartiere ostaggio della violenza.
Il rischio di nuove escalation
Gli inquirenti temono che la rottura della pax mafiosa tra i clan Rinaldi-Reale e D’Amico possa aprire a una nuova stagione di sangue. Le stese sono spesso l’anticamera di agguati veri e propri, in cui l’obiettivo non è più intimidire ma eliminare i rivali.
In questo scenario, la morte di innocenti rischia di diventare una tragica eventualità. È per questo che le indagini e il monitoraggio della zona sono stati rafforzati, con l’obiettivo di prevenire ulteriori episodi.
Il valore simbolico della stesa di Pasqua
Che la stesa a San Giovanni a Teduccio sia avvenuta la notte prima di Pasqua non è un dettaglio casuale. I clan scelgono spesso momenti simbolici per affermare la propria supremazia. Un raid armato in una giornata di festa ha un valore comunicativo ancora più forte, perché sottolinea la volontà di dominare la vita quotidiana del quartiere senza rispetto per alcun valore sociale o religioso.
Il ruolo della società civile
La lotta alle stese a San Giovanni a Teduccio non può essere affidata solo alle forze dell’ordine. È fondamentale il ruolo della società civile, delle parrocchie, delle scuole e delle associazioni culturali.
La presenza di iniziative educative e di aggregazione rappresenta una barriera contro la cultura dell’illegalità, che spesso attecchisce tra i più giovani. Contrastare la fascinazione esercitata dai clan è una sfida che richiede tempo, ma che resta indispensabile per costruire un futuro diverso per il quartiere.