occupati Sud record

Meloni: “Ci accusavano di voler spaccare l’Italia, ma al Sud mai così tanti occupati dal 2004”

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Written by Redazione

12 Settembre 2025

Giorgia Meloni ha commentato con orgoglio i più recenti dati Istat che, secondo lei, confermano un risultato storico per il Mezzogiorno: il numero di occupati nel Sud d’Italia non era mai stato così alto dal 2004. “Ci accusavano di voler spaccare l’Italia”, ha scritto la presidente del Consiglio su un post social, “ma la verità è che abbiamo scelto di credere nelle energie, nel talento e nella forza del Sud. Abbiamo avuto il coraggio di dire basta alla stagione dell’assistenzialismo…”.

Con questo messaggio Meloni intende sottolineare che le sue politiche – in tema di lavoro, infrastrutture e merito – stanno producendo risultati riscontrabili, e intende portare avanti la sua strategia per ridurre il divario tra Nord e Sud. È una dichiarazione che non manca di suscitare dibattito, perché investe al cuore della politica economica, sociale e territoriale italiana.

giorgia meloni

Il dato Istat e il Mezzogiorno: cosa dicono i numeri

L’affermazione della premier si basa su dati Istat recentissimi che mostrano un livello di occupazione nel Mezzogiorno non raggiunto dal 2004. Secondo queste statistiche:

  • Il numero totale degli occupati nel Sud ha superato ogni precedente record del ventennio, segnalando una crescita significativa anche in regioni che per anni hanno sofferto tassi di disoccupazione elevati.
  • Le regioni del Sud che storicamente arrancavano sembrano fare registrare miglioramenti migliori rispetto al passato, grazie agli investimenti pubblici, ai piani infrastrutturali, agli incentivi per imprese e alle politiche del governo per la creazione di opportunità lavorative locali.
  • Settori come l’edilizia, i servizi locali, il turismo però restano cruciali per la capacità del Sud di assorbire nuova occupazione; le sfide restano consistenti nelle aree interne, nella formazione professionale e nella mobilità sociale.

Il discorso di Meloni: politica, retorica, e percezione

Meloni non usa solo dati; usa un discorso carico di retorica politica. Alcuni elementi chiave:

  • Antifragilità e orgoglio territoriale: afferma che il Sud ha il potenziale e la capacità, se sostenuto, di competere ad armi pari. Vuole cambiare la percezione del Sud come parte del Paese destinata a essere “ai margini”.
  • Rigetto dell’assistenzialismo: critica un modello passato, tipico delle politiche assistenziali, che per molti decenni ha fatto del Sud un luogo di supporti esterni più che di sviluppo interno.
  • Merito, infrastrutture, lavoro: pilastri rimarcati nella sua affermazione. Meloni punta a costruire politiche che puntino su infrastrutture efficaci (trasporti, energia, connettività), opportunità di lavoro concreto, sviluppo locale.
  • Un’Italia unita: l’affermazione “ci accusavano di voler spaccare l’Italia” richiama accuse politiche che dipingono le politiche di differenziazione territoriale come divisive. Meloni risponde che non solo non vuole dividere, ma vuole livellare verso l’alto, ridurre disparità.
giorgia meloni

Il contesto storico-economico del divario Nord-Sud

Comprendere quanto dice Meloni richiede uno sguardo al contesto più ampio:

  • Dal 2004 in poi, il Mezzogiorno ha vissuto cicli contrastanti: periodi di crescita, ma anche di stagnazione o recessione, con forti crisi occupazionali. Politiche nazionali e comunitarie (Fondi europei, Piani per il Sud) hanno cercato di colmare il gap, spesso con successo parziale.
  • Disoccupazione giovanile, fuga di cervelli, scarsa dotazione infrastrutturale (strade, ferrovie, digitalizzazione) sono sempre stati ostacoli concreti.
  • I governi precedenti avevano avviato iniziative, incentivi fiscali, sgravi, ma spesso le disparità di partenza erano elevate, molte aree remote restavano tagliate fuori, e la qualità del lavoro era spesso precaria.

Le politiche messe in campo: cosa ha fatto il governo

Per sostenere le dichiarazioni, Meloni e il suo governo segnalano alcune azioni concrete:

  • Investimenti infrastrutturali: miglioramenti nelle reti stradali, ferrovie, porti. Migliore connettività anche digitale, banda larga e fibra.
  • Incentivi alle imprese: contributi regionali, fondi per start-up locali, semplificazione burocratica per le assunzioni al Sud.
  • Politiche per il lavoro: formazione professionale, promozione di contratti stabili, sostegno ad attività turistiche e di prossimità.
  • Fondi europei: utilizzo dei fondi strutturali e del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per progetti nel Mezzogiorno, per infrastrutture e per sviluppo locale.

Criticità e sfide che restano

Nonostante il quadro positivo, numerosi esperti, sindacati e osservatori sottolineano che restano sfide rilevanti:

  • Qualità dei posti di lavoro: aumentano gli occupati, ma molti lavori sono ancora precari, a termine, part-time involontario.
  • Disparità interne: il Sud non è omogeneo: le aree costiere o prossime ai grandi centri godono di miglioramenti maggiori rispetto alle zone interne o montane.
  • Mobilità sociale e formazione: spesso il divario educativo, le opportunità universitarie e professionali restano inferiori rispetto al Nord. Ciò limita la capacità di alcune persone di accedere a lavori di qualità.
  • Dipendenza da politiche statali e fondi: alcune aree restano fortemente dipendenti dai trasferimenti statali o dai sussidi, non sempre riuscendo a sviluppare un tessuto produttivo autonomo e sostenibile.

Opinioni e reazioni

Le dichiarazioni di Meloni non sono passate inosservate:

  • Supporto politico: nella sua base elettorale e tra gli ambienti imprenditoriali del Sud c’è consenso: molti vedono nelle politiche del governo un’inversione di tendenza storica.
  • Critiche dell’opposizione: partiti come il PD, associazioni civiche e sindacati hanno chiesto dati più dettagliati: quanti posti sono stabili, quanto durano i contratti, quali regioni mostrano i progressi più marcati, e se le condizioni lavorative sono migliorate realmente.
  • Opinione pubblica: nei media locali del Sud c’è soddisfazione per i segnali di cambiamento, ma anche scetticismo: numerosi cittadini richiedono investimenti concreti nelle infrastrutture locali, nei servizi, nella sanità, nella mobilità interna, per non restare indietro.

Prospettive future

Guardando avanti, alcune strategie appaiono cruciali per consolidare il trend:

  1. Migliorare la qualità dell’occupazione
    Non basta creare posti, ma renderli duraturi, dignitosi, con protezione sociale.
  2. Sviluppo territoriale equilibrato
    Investire nelle aree interne, migliorare i trasporti interni, incentivare le attività produttive locali, touristiche, agricole, anche in zone più isolate.
  3. Formazione e capitale umano
    Potenziare scuole, università, centri di formazione professionale, ridurre il divario tecnologico, promuovere competenze richieste dal mercato moderno.
  4. Attrarre investimenti privati
    Favorire la nascita di imprese, start-up, investimenti esteri, con politiche di fiscalità favorevole, procedure semplificate.
  5. Uso efficiente dei fondi europei
    Assicurarsi che i fondi strutturali e del PNRR siano spesi con qualità, trasparenza, efficienza e con progetti che abbiano ricadute reali sul territorio.

Le parole di Giorgia Meloni puntano a tracciare una narrazione forte: non più un Sud assistito, bensì un Sud che produce, compete, cresce. Il record storico del numero di occupati dal 2004 è un punto di svolta simbolico, che può diventare base per futuro reale cambiamento territoriale ed economico.

Resta comunque un bilanciamento da fare: riconoscere i successi senza sottovalutare le sfide, dare voce ai bisogni delle comunità locali e assicurare che il progresso non resti un ponte gettato solo tra città, ma che tocchi tutti i borghi, tutte le periferie, tutte le zone interne del Mezzogiorno.

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