📍 Luogo: Campania
La data c’è: si vota in Campania domenica 23 e lunedì 24 novembre. Quello che manca, nel campo del centrodestra, è il nome del candidato presidente. E sarà proprio questo il dossier sul tavolo del vertice convocato dopo Pontida, il tradizionale raduno leghista, con un possibile appuntamento decisivo lunedì 22. Nel frattempo i leader — Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi — si muovono fra palchi e incontri, con una tappa corale nelle Marche per sostenere Francesco Acquaroli in quella che molti definiscono l’“Ohio” di questa tornata: il laboratorio che può influenzare scelte e pesi anche su Veneto, Campania e Puglia.

Il centrodestra ribadisce che la sintesi arriverà: Salvini parla di un’intesa “dopo Pontida”, Tajani segnala preferenza per un civico “capace di allargare”, Meloni scandisce i tempi dalla festa Phoenix di Gioventù Nazionale. Nei territori, però, cresce l’impazienza: comitati, amministratori e dirigenti chiedono il nome per partire con la campagna, costruire liste, fissare messaggi, programmare la presenza nei collegi.
La finestra elettorale è chiusa: ora serve il candidato
Con il decreto di convocazione ormai definito, la cornice è chiara: 23-24 novembre. Il calendario stringe. Ogni giorno senza candidato significa:
- meno tempo per brandizzare il profilo e farlo conoscere oltre le cerchie militanti;
- minor margine per modellare il programma su sensibilità territoriali (aree interne, fascia costiera, metropoli);
- più difficoltà nel reclutamento degli “indipendenti” in lista e nel fund-raising locale.
In questo contesto, il vertice post-Pontida è presentato come la stretta finale. Ma resta una variabile politica: alcuni osservatori ritengono che gli esiti nelle Marche (28-29 settembre) possano spostare equilibri e, soprattutto in Veneto, riflettere sui rapporti di forza interni. È uno slittamento che la base campana vorrebbe evitare.
Salvini, Meloni, Tajani: linee e incastri
Matteo Salvini ritma l’agenda: “Dopo Pontida si chiude”. Sul Veneto rilancia la continuità con Alberto Stefani (“potrebbe essere il governatore più giovane d’Italia”), sulla Campania apre chiaramente all’opzione civica (“perché no? basta che sia in gamba”), stessa impostazione per la Puglia (dove circola il nome del sindaco di Monopoli Angelo Annese).
Antonio Tajani marca il perimetro: in Campania insiste su un civico in grado di parlare anche agli “scontenti di sinistra”, ma aggiunge che su Cirielli c’è il via libera qualora la scelta fosse politica — un modo per non chiudere la porta a Fratelli d’Italia e salvaguardare l’unità di coalizione.
Giorgia Meloni, attesa sul palco di Phoenix, mantiene il profilo della premier-regista: non scopre le carte sui nomi, pretende un quadro coerente nelle regioni chiave e lavora perché il ticket dei candidati rifletta una coalizione coesa, senza forzature che possano generare frizioni nelle liste o negli apparati locali.

La rosa Campania: tra ipotesi politiche e scommesse civiche
L’elenco dei papabili è ormai noto, ma gli incastri sono delicati.
- Edmondo Cirielli (viceministro degli Esteri, FdI). È la candidatura politica più strutturata: forte identità, riconoscibilità, base militante motivata. Pro: chiarezza di leadership, filiera istituzionale, messaggio d’ordine alla coalizione. Contro: mobilita l’avversario su un frame “politico contro civico”, rischia di polarizzare gli indecisi, espone il confronto diretto con la narrazione “Campania modello alternativo” del campo progressista.

- Mara Carfagna (segretaria di Noi Moderati). Nome politico “esterno” ai due principali azionisti. Pro: appeal moderato, profilo istituzionale, storia personale radicata nel Mezzogiorno. Contro: incastri complessi fra partiti, equilibri non banali con liste e candidature provinciali.

- Michele Di Bari (prefetto). Il civico che piace a FI ma non solo. Smentite, discussioni su ineleggibilità e modalità di accesso (aspettativa): i sostenitori ritengono superabile il tema tramite iter amministrativo. Pro: forte immagine di legalità/ordine amministrativo; Contro: campagna “fredda” da costruire ex novo, poco tempo per farsi conoscere nelle aree interne.
- Matteo Lorito (rettore Federico II) e Gianfranco Nicoletti (rettore Vanvitelli). Doppia pista accademica. Pro: credibilità, network con mondo produttivo e sanitario, percezione di competenza. Contro: scarsa abitudine al confronto politico “a sportellate”, riconoscibilità non uniforme in tutta la regione.

- Costanzo Jannotti Pecci (presidente Unione Industriali Napoli). Nome “industriale”, ponte tra impresa e istituzioni. Pro: storytelling su sviluppo, lavoro, attrazione investimenti; Contro: possibile narrativa avversaria su “candidato dei poteri forti”, necessità di presidiare temi sociali e periferie.

- Giosy Romano (n.1 ZES). Tecnico dell’area sviluppo. Pro: parla al Mezzogiorno delle opportunità, ZES, imprese; Contro: gradimento non unanime in FdI, rischio frizioni organizzative.

In controluce resta la matrice del messaggio: politico identitario (Cirielli) vs civico competenziale (prefetto/accademici/industriale). La scelta inciderà su slogan, coalizioni civiche satelliti, target indecisi e tono della campagna.
Marche e Veneto, specchi della Campania
La spedizione dei leader nelle Marche ha un valore oltre-regionale: Acquaroli (FdI) e Ricci (Pd) sono dati vicini, e un esito corto diventa grammatica per la settimana successiva. Un risultato forte potrebbe blindare assetti e rassicurare i partiti su scelte politiche pure; viceversa, un margine risicato o un rovescio alimenterebbe pressioni verso profili civici “dall’appeal largo”.
In Veneto, il pressing della Lega per Stefani è un test di forza. Il pacchetto complessivo (Veneto-Campania-Puglia) è la vera trattativa: ciascun partito vuole una bandiera. La Campania è terreno dove l’opzione civica potrebbe diventare la moneta di scambio per equilibrare concessioni altrove.
La campagna che (non) c’è ancora: perché il tempo conta
A due mesi dal voto, la differenza la fa la presenza fisica: mercati, ospedali, università, zone industriali, aree interne. Un candidato annunciato tardi entra in corsa con:
- meno capillarità (comitati, micro-eventi, endorsement locali);
- meno storytelling (dal manifesto ai contenuti brevi social);
- minore qualità di targeting (banche dati, micro-segmenti, porta a porta).
La contro-narrazione dell’avversario — coalizione progressista con Roberto Fico — nel frattempo lavora su liste pulite, codice etico, welfare, sanità, trasporti, PNRR locale: un’agenda che intercetta ceti medi fragili e periferie urbane.
I movimenti nel campo moderato: la faglia Noi Moderati–FI
Nel frattempo, il quadro campano registra scosse: il deputato Pino Bicchielli lascia Noi Moderati per Forza Italia, con lui il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli. In Campania seguono quattro coordinatori provinciali (Avellino Nunzio Fiorillo, Benevento Antonio Puzio, Caserta Angelo Lettera, Salerno Luigi Cerruti).
Per Saverio Romano (Nm) è “cannibalizzazione” dell’alleato; FI replica che serve rafforzare il baricentro centrista della coalizione. A Napoli, Riccardo Guarino resta al timone di Nm: “le fuoriuscite non ci toccano”. Sullo sfondo, Gianfranco Librandi (FI) lancia “Campania Care”, uno stipendio per caregiver familiari: segnale programmatico per occupare il terreno sociale e non lasciare a Fico il monopolio del tema.
Cosa sposta davvero l’ago: tre chiavi di lettura
- Scelta del profilo
Un politico mobilita la base e dà comando alla macchina delle liste. Un civico parla agli indecisi, ma ha bisogno di un “air cover” comunicativo potente e rapido. In Campania, dove la riconoscibilità è fattore critico, la traslazione di reputazione (prefetto, rettore, industriale) va costruita in fretta. - Coalizione larga e liste
Il perimetro del centrodestra deve trattenere i moderati e ingaggiare civiche territoriali autentiche. Le uscite da Nm verso FI mostrano che il centro è un terreno in movimento: più FI cresce, più la candidatura civica trova benzina; se prevale la linea identitaria, FI chiederà compensazioni su programma e vicepresidenza. - Agenda campana
Sanità (Piano di Rientro, assunzioni, rete territoriale), trasporti (regionale su ferro, nodi metropolitani), lavoro (ZES, filiere, PNRR), aree interne (sanità di prossimità, scuole, connessioni), legalità (appalti, rifiuti, acque). La coalizione che incrocia proposte misurabili (tempi, costi, governance) può scalare lo scetticismo dell’elettore medio.

Mini-schede di posizionamento (campagna, rischi, opportunità)
Edmondo Cirielli
- Messaggio: ordine, identità, filiera istituzionale.
- Forza: militanza motivata, chiusura rapida delle liste.
- Rischio: polarizzazione pro/contro; necessità di presidiare consenso moderato.
Mara Carfagna
- Messaggio: moderazione, riformismo, Mezzogiorno.
- Forza: appeal trasversale, media nazionale.
- Rischio: complessità di accordo inter-partiti e tempi stretti.
Michele Di Bari (prefetto)
- Messaggio: legalità, amministrazione, “ordine e sviluppo”.
- Forza: credibilità istituzionale, rassicura indecisi.
- Rischio: tecnicismo percepito, storytelling da costruire.
Lorito/Nicoletti (rettori)
- Messaggio: competenza, università-impresa-sanità.
- Forza: network con mondo produttivo, sanità, ricerca.
- Rischio: bassa aggressività politica; tempi di notorietà.
Jannotti Pecci
- Messaggio: lavoro, impresa, investimenti.
- Forza: focus su crescita e occupazione qualificata.
- Rischio: frame “élite” se non accompagnato da proposta sociale forte.
Giosy Romano
- Messaggio: ZES, semplificazione, opportunità.
- Forza: visione sviluppo-Mezzogiorno.
- Rischio: gradimento non unanime in FdI, rischio attriti organizzativi.
Tre scenari del vertice
- Chiusura politica: via libera a Cirielli. La coalizione si compatta sul profilo identitario, FI ottiene spazio su programma sociale e ruoli. Campagna muscolare, obiettivo: massimizzare turnout della base e intercettare moderati con proposte su sanità e caregiver.
- Civico “alto”: prefetto/accademico/industriale. Narrazione di cambio di passo: “competenza contro propaganda”. Richiede task force comunicativa e un ticket forte per bilanciare anima identitaria e moderata.
- Soluzione rinviata (post-Marche): si attende il voto del 28-29 settembre. Rischio di comprimere troppo la campagna campana; vantaggio per l’avversario che presidia territorio e contenuti.
Timeline operativa (da subito al voto)
- Settimana post-Pontida: nome, foto ufficiale, payoff, primi temi (sanità, lavoro, trasporti).
- +7 giorni: tour province (AV-BN-CE-SA-NA), presentazione comitati e coordinatori, raccolta endorsement civici.
- Metà ottobre: presentazione programma in 10 punti con costi e tempi, focus su “Campania Care”, ZES, liste d’attesa, pendolarismo.
- Ultime 3 settimane: micro-eventi tematici (scuola, PMI, porti, aree interne), confronto pubblico, chiusura con convention metropolitana e scelta del “luogo simbolo” delle periferie.
Il nome come chiave, ma da solo non basta
Il vertice dopo Pontida deve sciogliere il nodo del candidato. Ma il nome, da solo, non vince: serve macchina, agenda e narrazione. Se il centrodestra saprà chiudere in fretta, disegnare una coalizione larga e raccontare una Campania concreta (ospedali, treni, lavoro, legalità) potrà presentarsi competitivo anche senza il vantaggio del tempo. Al contrario, ogni settimana di attesa regala metri all’avversario. Con 23-24 novembre alle porte, la posta in gioco è il posizionamento di una coalizione che vuole essere governo non solo a Roma, ma anche a Napoli.