È emergenza dermatite bovina in Italia. Dopo il primo focolaio scoppiato a Orani, in provincia di Nuoro, la malattia ha varcato i confini sardi arrivando anche in Lombardia, nel Mantovano. Secondo l’ultimo aggiornamento del Bollettino epidemiologico nazionale veterinario, sono attualmente tre i focolai attivi: due in Sardegna e uno nel Nord Italia. A preoccupare non è solo la diffusione del virus tra gli allevamenti, ma soprattutto l’impatto economico potenzialmente devastante su un settore strategico come quello zootecnico.
La Sardegna epicentro dell’epidemia: intervengono Sanità e Agricoltura
Giovedì 26 giugno, durante una seduta congiunta delle commissioni Agricoltura e Sanità del Consiglio Regionale Sardo, gli assessori Gianfranco Satta (Agricoltura) e Armando Bartolazzi (Sanità) hanno relazionato sull’evoluzione dell’epidemia. La Regione, prima a essere colpita, è ora al centro di una battaglia per contenere una malattia «virale, infettiva e contagiosa dei ruminanti», che però non colpisce l’uomo.
Secondo Bartolazzi, «la situazione può diventare critica. I dati sono ancora molto preliminari, ma ci stiamo impegnando al massimo delle nostre possibilità». L’assessore ha però voluto rassicurare: «Esistono anche forme sporadiche, sarà fondamentale seguire con attenzione l’epidemiologia».
Classificata tra le peggiori malattie virali di categoria A
L’assessore Satta ha sottolineato la gravità della situazione, specificando che si tratta di «una malattia non presente in Europa, considerata tra le peggiori in categoria A». Un allarme che coinvolge direttamente il Ministero della Salute e richiede interventi rapidi e concreti. «Prevenzione, sorveglianza e prontezza d’azione sono indispensabili», ha dichiarato l’assessore.
Vaccini e tracciabilità: le prossime sfide
Tra le misure che potrebbero essere adottate figura la vaccinazione degli animali. «I vaccini esistono – spiega Bartolazzi – perché la malattia è già stata registrata in Turchia. Ma sarà necessario capire quali prodotti siano disponibili e in che tempi possano essere acquisiti. Il Ministero si sta già muovendo in tal senso».
Altro tema critico è quello della movimentazione degli animali. In Sardegna, dove si movimentano circa 80mila capi all’anno, di cui solo il 35% destinati al macello sull’isola, si stanno studiando le rotte degli animali in entrata e in uscita. Alcune decine di capi sarebbero già state esportate in Lombardia, potenzialmente contribuendo alla diffusione del virus.
Il settore bovino sardo a rischio
L’emergenza dermatite bovina rappresenta una minaccia diretta per l’economia sarda. Il comparto bovino è da sempre un pilastro del tessuto produttivo locale. La Regione ha promesso azioni concrete a sostegno degli allevatori: incentivi, misure sanitarie e un piano di contenimento per limitare le perdite.