Bossetti Belve Crime

Bossetti a Belve Crime: “Ho tentato il suicidio. Yara? Prego per lei ogni giorno, entrambi non abbiamo avuto giustizia”

User avatar placeholder
Written by Redazione

11 Giugno 2025

Massimo Bossetti a Belve Crime ribadisce la sua innocenza nel delitto di Yara Gambirasio e racconta la sua vita in carcere, i tentativi di suicidio e il sostegno della moglie.

La prima puntata di Belve – Crime, spin-off del noto format condotto da Francesca Fagnani, ha avuto come protagonista Massimo Bossetti, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio. Nell’intervista, Bossetti torna a proclamarsi innocente, condividendo dettagli inediti sulla sua vita in carcere, i momenti più bui, e il rapporto con la famiglia.

Massimo Bossetti a Belve Crime: “Porto l’etichetta del mostro”

Durante l’intervista con Francesca Fagnani, Massimo Bossetti ha ribadito la sua innocenza, a quindici anni dalla morte della giovane Yara e undici dal suo arresto. “Sopravvivo all’ingiustizia che vivo ogni giorno”, ha dichiarato. “Non sono un assassino. Anche se un giorno venissi prosciolto, resterà tatuata sulla mia testa l’etichetta del mostro”.

Il dolore dei genitori di Yara e la ricerca di giustizia

Bossetti ha espresso empatia per i genitori di Yara Gambirasio: “Capisco il loro dolore, perdere un figlio è tremendo. Ma non è stata fatta giustizia”. E sulle sentenze: “Vanno rispettate, ma si possono discutere”.

Il soprannome “il Favola” e le bugie sul lavoro

Il muratore ha ammesso alcune menzogne raccontate in passato: “Al cantiere mi chiamavano ‘il Favola’ perché mi assentavo spesso. Dicevo di avere dei tumori, ma era una scusa: non mi pagavano da quattro mesi”. Secondo Bossetti, queste bugie non sono prova di colpevolezza, ma di una condizione di disagioIl sostegno della famiglia e le lettere dopo Netflix

Nonostante la condanna, Bossetti racconta di ricevere ancora lettere ed e-mail di sostegno, aumentate dopo l’uscita della docuserie su Netflix. “La forza mi arriva dalla mia famiglia, che non mi ha mai abbandonato”, ha affermato. I suoi figli lo visitano ogni settimana.

Il rapporto con la moglie Marita e il tentato suicidio

Il detenuto ha parlato anche della relazione con la moglie Marita Comi, incrinata dai tradimenti emersi in aula: “Quando l’ho scoperto, ho tentato il suicidio. Non ci ho capito più nulla”. Ha descritto un momento drammatico: “Mi hanno trovato con la testa nel lavandino e una cintura al collo”.

La traccia di DNA e la mancata memoria

Sull’elemento chiave del processo – la traccia di DNA sugli slip di Yara – Bossetti si difende: “Quel DNA non può rappresentarmi. Io Yara non l’ho mai vista”. E sulla giornata della scomparsa: “Non ricordo dove fossi. So solo che pioveva e avevo il telefono scarico”.

La rabbia, la fede e il pensiero quotidiano per Yara

Bossetti afferma di pensare ogni giorno a Yara: “Prego sempre per lei. Se fossi stato io, avrei confessato. Né io né lei abbiamo avuto giustizia”. La sua rabbia si è trasformata in energia, sostenuto dalla fede e dalla famiglia.

L’intervista di Belve – Crime ha riacceso l’attenzione sul caso Bossetti, riaprendo un dibattito mai sopito tra colpevolezza e innocenza. Tra confessioni, dubbi e dichiarazioni forti, Bossetti continua a dichiararsi vittima di un errore giudiziario, mentre le sentenze confermano la sua colpevolezza. La verità, per molti, resta ancora oggetto di discussione.

Image placeholder

41esimoparallelo.it, testata online che racconta in tempo reale i fatti più rilevanti dall’Italia e dal mondo. Ogni giorno approfondiamo cronaca, attualità, politica e società con un’informazione chiara, veloce e accessibile a tutti.