agente penitenziario suicida a Secondigliano

Agente penitenziario si toglie la vita nel parcheggio del carcere di Secondigliano: aveva 59 anni

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Written by Irene Vitturri

27 Giugno 2025

📍 Luogo: Napoli

Una tragedia silenziosa ha scosso profondamente, questa mattina, il carcere di Secondigliano. Un agente penitenziario di 59 anni si è tolto la vita nel parcheggio interno dell’istituto penitenziario, poco prima di prendere servizio. Il gesto estremo è stato compiuto con la pistola d’ordinanza, all’interno dell’auto di servizio, nell’area riservata al personale.

Il corpo dell’uomo è stato rinvenuto dai colleghi, che hanno immediatamente dato l’allarme. I soccorsi sono arrivati in pochi minuti, ma per il 59enne non c’era ormai più nulla da fare.

Un poliziotto stimato, prossimo alla pensione

L’agente penitenziario, il cui nome non è stato ancora reso noto, era prossimo alla pensione. Era sposato e padre di due figli. All’interno della struttura di Secondigliano era considerato un punto di riferimento, stimato da colleghi e superiori per la professionalità e il senso del dovere.

A confermare il grande rispetto nei suoi confronti sono le parole di Giuseppe Moretti e Ciro Auricchio, presidente e segretario regionale dell’Uspp (Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria):

“Siamo sconvolti. Era un poliziotto esemplare, non riusciamo a spiegarci il motivo di un gesto simile. Il suo lavoro era improntato alla dedizione e al rispetto delle regole. Perdiamo un collega e un amico.”

Il suicidio dell’agente penitenziario e l’allarme nelle carceri italiane

Quello dell’agente penitenziario suicida a Secondigliano è un caso che si aggiunge a una lunga e drammatica lista. Il fenomeno dei suicidi tra le forze dell’ordine penitenziarie, seppur meno frequente rispetto a quello che coinvolge i detenuti, resta un tema delicatissimo, spesso sottovalutato.

Secondo le prime informazioni, non è ancora chiaro se il gesto sia legato a problematiche personali o a una condizione lavorativa logorante, segnata da stress, turni estenuanti e un ambiente sempre più difficile da gestire.

L’ambiente carcerario è, infatti, tra i più complessi nel panorama lavorativo delle forze dell’ordine: pressioni continue, gestione dei conflitti, carenza di personale, episodi di aggressioni da parte dei detenuti e mancanza di supporto psicologico adeguato contribuiscono a creare un clima pesante.

Un grido d’allarme che non può essere ignorato

Il gesto estremo dell’agente penitenziario di 59 anni scuote le coscienze e rilancia l’urgenza di affrontare il disagio psicologico tra gli operatori del settore. La questione della salute mentale delle forze dell’ordine penitenziarie dovrebbe diventare prioritaria: sono necessari supporti psicologici costanti, sportelli di ascolto, prevenzione reale del disagio.

In attesa che venga fatta piena luce sulle motivazioni che hanno spinto l’uomo a togliersi la vita, resta il dolore di una famiglia distrutta e il senso di vuoto che questo dramma lascia in un intero reparto.

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