📍 Luogo: Ostuni
Due agenti di polizia del commissariato di Grottaglie sono finiti sotto inchiesta per omicidio colposo in relazione alla sparatoria che ha portato alla morte di Michele Mastropietro, 59 anni, pregiudicato e sospettato, insieme a Camillo Giannattasio, dell’uccisione del brigadiere Carlo Legrottaglie. L’iscrizione nel registro degli indagati è stata definita un “atto dovuto” in vista dell’autopsia sul corpo del deceduto, ma ha comunque provocato un’ondata di reazioni, soprattutto da parte dei sindacati di polizia.
Il conflitto a fuoco e la morte del sospettato
Secondo la ricostruzione finora fornita dagli inquirenti, i due sospetti, dopo l’omicidio del carabiniere Legrottaglie, si sarebbero dati alla fuga nelle campagne. Durante la caccia all’uomo, Mastropietro è stato individuato dai poliziotti, già ferito, e nel tentativo di arrestarlo sarebbe nato un secondo conflitto a fuoco, in cui l’uomo ha perso la vita. Il secondo fuggitivo, Giannattasio, è stato invece bloccato vivo e condotto in carcere.
Morte Carlo Legrottaglie – L’accusa e la reazione del sindacato Sap
Il procuratore Francesco Ciardo contesta ai due agenti l’ipotesi di omicidio colposo per eccesso nell’uso legittimo delle armi. La decisione ha suscitato dure reazioni dal Sindacato Autonomo di Polizia (SAP). Il segretario generale Stefano Paoloni ha espresso solidarietà agli agenti, definendo l’atto “una beffa” per chi ha rischiato la vita pur di fermare due individui armati, responsabili della morte di un servitore dello Stato. Il sindacato ha sottolineato che, fino alla fine del procedimento, i due agenti avranno la carriera bloccata.
Giannattasio davanti al giudice: si avvale della facoltà di non rispondere
Camillo Giannattasio, 57enne incensurato originario di San Giorgio Jonico, è comparso davanti al gip Francesco Maccagnano e ha scelto di non rispondere alle domande. Difeso dall’avvocato Luigi Danucci, è attualmente indagato per detenzione illegale di armi e munizioni e per ricettazione. Per l’accusa di omicidio del brigadiere Legrottaglie, la competenza è passata alla Procura di Brindisi.
Le dichiarazioni dell’avvocato: «Lutto per entrambe le famiglie»
L’avvocato Danucci ha dichiarato: «Oggi è un giorno di lutto per entrambe le famiglie. Il cordoglio va sia alla famiglia del brigadiere Legrottaglie che a quella di Mastropietro. Il mio assistito non ha sparato, chiederemo di dimostrarlo anche con la prova dello stub». Secondo la difesa, infatti, Giannattasio non avrebbe mai impugnato un’arma.
Sequestrata la pistola usata contro Carlo Legrottaglie
Le forze dell’ordine hanno sequestrato l’arma con cui sarebbe stato ucciso il carabiniere. Si tratta di una Beretta 98/FS calibro 9×21 con matricola abrasa, trovata nelle mani di Mastropietro. L’arma è sospettata anche di essere stata utilizzata nella prima sparatoria che ha coinvolto il brigadiere Legrottaglie.
Arsenale in casa di Giannattasio: trovate armi e munizioni
Durante le perquisizioni a casa di Giannattasio e nel suo esercizio commerciale – una ferramenta – sono state rinvenute quattro pistole semiautomatiche (alcune con matricola abrasa), due revolver, un fucile a canne mozze, silenziatori artigianali, numerose munizioni, passamontagna, targhe, guanti e telefoni cellulari. Le indagini proseguono per accertare eventuali collegamenti con organizzazioni criminali.
Un caso che scuote l’Italia
La tragica morte del brigadiere Legrottaglie ha scosso l’intero Paese. Ai suoi funerali, celebrati con gli onori militari, erano presenti anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e autorità locali. La bara avvolta nel Tricolore è stata accolta da un lungo applauso e da una partecipazione commossa. L’indagine sui due agenti, pur se formalmente dovuta, aggiunge un ulteriore livello di complessità a una vicenda già carica di tensione, emozione e dolore.