Chiara Tramontano e la paura dopo la sentenza su Impagnatiello

Chiara Tramontano: «Vivo con la paura di essere uccisa come Giulia». Ergastolo a Impagnatiello senza premeditazione

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Written by Redazione

4 Settembre 2025

📍 Luogo: Sant'Antimo

La storia di Giulia Tramontano continua a scuotere il Paese anche a distanza di oltre due anni dall’omicidio. Le motivazioni della sentenza d’Appello, che hanno confermato l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello ma hanno escluso l’aggravante della premeditazione, hanno aperto una nuova ferita nella famiglia. A parlare è la sorella, Chiara Tramontano, che non nasconde la sua paura: «Vivo con il terrore di essere uccisa come Giulia».

Ergastolo senza premeditazione: la decisione dei giudici

La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la condanna al massimo della pena per Alessandro Impagnatiello, autore dell’omicidio della fidanzata incinta di sette mesi. I giudici, tuttavia, hanno escluso la premeditazione, ritenendo che i mesi di avvelenamenti fossero finalizzati a provocare l’aborto e non a preparare direttamente l’omicidio. Una spiegazione che ha lasciato sgomenta la famiglia Tramontano.

L’omicidio di Giulia Tramontano

Il 27 maggio 2023, a Senago, Giulia Tramontano fu uccisa con 37 coltellate dal compagno. La giovane, 29 anni, aspettava un bambino. Per mesi era stata vittima di manipolazioni e menzogne, avvelenata con topicida mescolato nel cibo. La brutalità del delitto e la vulnerabilità della vittima avevano spinto la Procura a chiedere il riconoscimento di tutte le aggravanti, tra cui la premeditazione.

Lo sfogo di Chiara Tramontano

Di fronte alle motivazioni della sentenza, Chiara Tramontano ha affidato ai social parole durissime: «Vergogna. L’ha avvelenata per sei mesi, e adesso la legge la uccide una seconda volta». La sorella di Giulia racconta di vivere con la paura che la violenza possa colpire ancora: «Ogni giorno temo di fare la fine di mia sorella». Un dolore che si intreccia alla rabbia per una decisione giudiziaria che la famiglia fatica ad accettare.

Il peso delle parole e delle definizioni

Il nodo della premeditazione non è solo giuridico, ma anche simbolico. Per la famiglia Tramontano, i mesi di avvelenamenti, bugie e tentativi di isolamento rappresentano un disegno criminale lucido, non un gesto improvviso. L’esclusione di questa aggravante viene vissuta come un mancato riconoscimento della sofferenza prolungata che Giulia ha dovuto subire.

Una paura che non passa

Le dichiarazioni di Chiara Tramontano colpiscono perché mostrano come un femminicidio non finisca con una condanna. Le famiglie restano intrappolate in un dolore che cambia la vita quotidiana: fidarsi delle persone diventa difficile, i gesti normali assumono un significato diverso. «Prima pensavo che certe cose non mi potessero mai accadere, ora vivo in punta di piedi», confessa Chiara.

Il ruolo della memoria

La memoria di Giulia è oggi il centro di un impegno civile e culturale. A Sant’Antimo, città d’origine della famiglia, sono nati progetti, panchine rosse, iniziative nelle scuole. A Milano, Giulia è stata ricordata con l’Ambrogino d’Oro alla memoria. La voce di Chiara, instancabile, trasforma il dolore in resistenza e in richieste di cambiamento.

La discussione pubblica sulla premeditazione

Il caso Tramontano è diventato emblema di un dibattito più ampio: come riconoscere la premeditazione nella violenza di genere? I mesi di avvelenamento e manipolazione sono stati letti dai giudici come azioni distinte, non parte di un piano unico. Molti giuristi e attivisti, invece, li considerano segnali evidenti di una strategia criminale calcolata.

Il simbolo di una battaglia collettiva

Chiara Tramontano non parla solo a nome della sua famiglia. Le sue parole rappresentano la voce di tante donne che temono di diventare vittime, di tante sorelle, madri e figlie che convivono con il trauma della violenza. In ogni testimonianza, Chiara rilancia un appello: non lasciare che Giulia diventi solo una statistica.

Le iniziative contro la violenza sulle donne

Dal caso Tramontano sono nati nuovi centri antiviolenza, percorsi educativi, campagne di sensibilizzazione. Le associazioni ricordano che prevenire significa ascoltare i segnali: isolamento, controllo, manipolazione psicologica, gelosia ossessiva. Parlare apertamente di queste dinamiche, anche nelle scuole, è fondamentale per interrompere il ciclo della violenza prima che degeneri.

Le domande ancora aperte

La vicenda di Giulia Tramontano solleva domande che restano senza risposta. Come è possibile che mesi di avvelenamenti non vengano considerati prova di premeditazione? Come garantire che i tribunali riconoscano pienamente le nuove forme di violenza programmata? E soprattutto, come proteggere chi oggi vive situazioni simili?

Una ferita che riguarda tutti

Il femminicidio di Giulia Tramontano non è solo un caso giudiziario. È una ferita sociale che interroga l’intero Paese. La paura di Chiara è lo specchio di un’Italia in cui troppe donne vivono minacciate, manipolate o perseguitate. Finché la memoria di Giulia resterà viva, continuerà a chiedere risposte, giustizia e prevenzione.

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