Emanuele De Maria e Chamila

Emanuele De Maria, l’autopsia svela come ha ucciso Chamila: l’autopsia rivela dettagli agghiaccianti

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Written by Irene Vitturri

19 Maggio 2025

📍 Luogo: Milano

Gli ultimi sviluppi sull’omicidio di Chamila Wijesuriya, la barista dell’hotel Berna di Milano trovata morta in un laghetto al Parco Nord, gettano nuova luce sulla brutale fine della donna. L’autopsia, i cui primi risultati diffusi il 16 maggio, ha confermato che la 50enne sarebbe stata strangolata a mani nude. A ucciderla, secondo le indagini, è stato Emanuele De Maria, il detenuto 35enne ammesso al lavoro esterno presso lo stesso hotel dove lavorava la vittima.

Coltellate post mortem e un gesto inquietante

Le ferite alla gola e ai polsi, che inizialmente avevano fatto pensare a una morte violenta per arma da taglio, non sarebbero la causa del decesso: secondo il medico legale, sono state probabilmente inferte dopo la morte, rendendo ancora più macabro il quadro. Un dettaglio raccapricciante emerso durante l’autopsia riguarda la presenza di foglie nella bocca della vittima, elemento che ha fatto ipotizzare agli investigatori la possibilità di un gesto rituale, forse collegato a un disturbo mentale o a una simbologia ancora da chiarire.

Emanuele De Maria, un passato segnato dalla violenza

Emanuele De Maria non era nuovo alla violenza estrema. Nel 2016 arrestato per l’omicidio di una giovane prostituta tunisina, Oumaima Rache. Fuggì in Germania e fu poi estradato. La concessione del lavoro esterno presso l’hotel milanese ha sollevato forti polemiche e interrogativi sulla gestione del suo percorso carcerario. Dopo aver ucciso Chamila tra il 9 e l’11 maggio, De Maria ha anche accoltellato un collega egiziano, poi si è tolto la vita lanciandosi dal terrazzo del Duomo di Milano.

Emanuele De Maria, le segnalazioni mancate: Chamila aveva paura

Secondo quanto riferito da una collega ascoltata come teste, Chamila viveva nel terrore. De Maria, con un atteggiamento ossessivo e possessivo, l’avrebbe più volte minacciata, chiedendole denaro e paventando la diffusione di video intimi. Nonostante ciò, sembra che il datore di lavoro non fosse a conoscenza di questi episodi, e dunque non abbia potuto segnalarli alle autorità penitenziarie.

Indagini sulla catena di responsabilità

L’inchiesta condotta dal pm Francesco De Tommasi, in collaborazione con Polizia e Carabinieri, mira ora ad accertare eventuali negligenze nel percorso trattamentale del detenuto. Si indaga su possibili mancanze nelle relazioni psicologiche ed educative redatte in carcere e sulla valutazione del rischio rappresentato da De Maria, che non avrebbe dovuto trovarsi in contatto con persone vulnerabili, come Chamila.

Una tragedia che scuote l’opinione pubblica e riapre un dibattito necessario: quanto è sicuro concedere il lavoro esterno a detenuti per reati gravi, senza un monitoraggio continuo e profondo?

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