Capello Garlasco DNA trovato nella spazzatura

Garlasco, spuntano nuove prove: il capello sospetto, la chiavetta USB e i dubbi su Sempio e Ignoto 2

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Written by Irene Vitturri

21 Giugno 2025

📍 Luogo: Garlasco

Il caso di Chiara Poggi, la giovane uccisa brutalmente a Garlasco il 13 agosto 2007, torna nuovamente sotto i riflettori. Un capello lungo tre centimetri, ritrovato in un sacchetto della spazzatura nella villetta di via Pascoli, riaccende le indagini. Il capello potrebbe appartenere a Chiara, ma non si esclude che sia di un’altra persona presente con lei quella mattina. Ora sarà sottoposto ad analisi per l’estrazione del DNA.

Caso Garlasco, il capello e i nuovi accertamenti genetici: la chiave è nel bulbo

Il capello era nel sacco azzurro della raccolta rifiuti, accanto a resti di colazione che secondo gli inquirenti Chiara non avrebbe consumato da sola. I consulenti del gip di Pavia, Denise Albani e Domenico Marchigiani, cercheranno di estrarre il DNA. Se il bulbo sarà presente, sarà possibile ottenere un profilo genetico nucleare e tentare un’identificazione precisa; altrimenti si procederà con l’analisi del DNA mitocondriale.

Tornano al centro dell’attenzione Sempio e l’Ignoto 2

Il nuovo capello si inserisce in un contesto investigativo complesso e in continua evoluzione. Restano aperti i dubbi sui due profili genetici già rilevati nel 2007 sull’anulare sinistro della vittima: uno attribuito ad Andrea Sempio, amico di Chiara, e l’altro al misterioso “Ignoto 2”, mai identificato. Queste tracce, rimaste fino ad ora in secondo piano, tornano ora centrali.

I capelli nel lavandino mai analizzati

Durante le indagini iniziali vennero analizzati 17 capelli trovati nella pozza di sangue accanto al corpo. Solo uno conteneva il bulbo, appartenente a Chiara. Gli altri, analizzati con DNA mitocondriale, risultarono compatibili con la vittima. Tuttavia, non vennero mai analizzati i capelli trovati nel lavandino del bagno, dove si presume l’assassino si sia lavato le mani.

Caso Garlasco, la chiavetta USB nel cestino e l’anomalia temporale

Un ulteriore elemento sospetto è emerso da una fotografia della cucina: in un cestino si trovavano il cellulare di Chiara, le chiavi, il telecomando dell’allarme e una chiavetta USB. Quest’ultima conteneva ricerche sul Santuario della Bozzola, luogo caro a Chiara. Tuttavia, secondo la ricostruzione temporale, la chiavetta sarebbe stata collocata nel cestino dopo che l’allarme era già stato disattivato. Un’anomalia che desta forti sospetti.

L’impronta dimenticata sul telefono e le tracce ignorate

Tra gli elementi più trascurati dell’intera indagine, spunta anche una impronta digitale sul telefono fisso, ritrovata accanto a una macchia di sangue. L’ipotesi è che Chiara abbia cercato disperatamente di chiamare aiuto. L’impronta venne isolata dai RIS ma mai inserita nei rapporti ufficiali. Ora, grazie alla tecnologia odierna, questa traccia potrebbe essere finalmente esaminata nel dettaglio.

Impronte e indizi ritenuti inutili oggi diventano centrali

Nel 2007 furono rilevate diverse impronte nella cucina: una palmare sopra al frigorifero, una papillare su un mobile e un contatto quadruplice su un’anta. All’epoca furono archiviate come “non utili”, ma con i nuovi profili genetici e le tecniche moderne, potrebbero fornire risposte cruciali.

Caso Garlasco, il ruolo chiave della tecnologia e la speranza nel DNA

La nuova fase delle indagini punta tutto sulla genetica forense e l’uso di tecnologie avanzate per far luce su un caso che ha diviso l’opinione pubblica per quasi due decenni. Ogni dettaglio può ora diventare fondamentale per scoprire la verità.

Quel capello gettato nella spazzatura potrebbe non significare nulla. O potrebbe finalmente dire tutto.

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