📍 Luogo: Marassi
Un orrore consumato nel silenzio di una cella. Un detenuto di 18 anni è stato stuprato e torturato per due giorni consecutivi nel carcere di Marassi, a Genova, da parte di quattro compagni di cella. Una vicenda agghiacciante, che ora sta scuotendo non solo l’opinione pubblica, ma anche le istituzioni: la Procura di Genova ha aperto un’inchiesta per accertare eventuali omissioni da parte della polizia penitenziaria e dei vertici dell’amministrazione carceraria.
Marassi, due giorni di violenze: olio bollente, tatuaggi in faccia e abusi sessuali
Le violenze sarebbero cominciate nella giornata di domenica 1 giugno e si sarebbero protratte fino a lunedì 2 giugno. Secondo quanto riferito dal giovane al pubblico ministero Luca Scorza Azzarà, è stato vittima di violenze sessuali, torture fisiche e umiliazioni, tra cui bruciature con olio bollente e tatuaggi indelebili sul volto. La situazione è degenerata al punto che, il giorno seguente, gli stessi aggressori avrebbero avvisato gli agenti del peggioramento delle condizioni del ragazzo, affermando però che si era “fatto tutto da solo”.
A quel punto, il giovane è stato trasferito d’urgenza nel reparto detentivo dell’ospedale San Martino e sono stati avvisati i magistrati. L’avvocata Celeste Pallini, che lo assiste, ha ribadito lo stato di shock e dolore in cui versa il suo assistito.
Marassi – Perché nessuno si è accorto? Gli interrogativi sulle responsabilità
Le domande che la Procura si pone sono molteplici: è possibile che nessuno si sia accorto di nulla durante le consuete conte mattutine dei detenuti? Le bruciature, i tatuaggi sul volto, le ferite: come hanno potuto passare inosservati? Le risposte potrebbero arrivare dall’analisi delle telecamere, dalla documentazione medica e dalle procedure di sorveglianza interna.
Secondo il regolamento penitenziario, gli agenti devono accertarsi ogni giorno dello stato di salute dei detenuti, soprattutto se uno di loro è a letto. Se ciò non è stato fatto, si tratterebbe di una grave negligenza.
Un giovane già fragile e trasferito più volte
Il 18enne non era un soggetto semplice da gestire: aveva già subìto sei trasferimenti da una cella all’altra a causa di comportamenti problematici. Proprio per questo motivo, secondo quanto trapela, sarebbe stato più opportuno collocarlo in un reparto protetto, dove potesse essere monitorato con maggiore frequenza.
In sede di riconoscimento fotografico, il giovane ha identificato i quattro presunti aggressori. La Procura potrebbe procedere a breve con le iscrizioni nel registro degli indagati per tortura e violenza sessuale.
Le rivolte dei detenuti e il rischio omertà
La vicenda ha innescato una rivolta interna al carcere: numerosi detenuti avrebbero protestato perché i responsabili non sono stati trasferiti in altre strutture. Due agenti sono rimasti feriti durante i disordini del 4 giugno. Il Ministero della Giustizia, attraverso il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, ha avviato accertamenti interni sia sull’aggressione sia sulla rivolta.
Le telecamere di sorveglianza dei corridoi potrebbero chiarire chi ha partecipato effettivamente alle proteste e in che modo si siano sviluppate le tensioni. Intanto, le indagini si concentrano su tutti i livelli: dai detenuti responsabili delle violenze al personale che avrebbe potuto — e dovuto — accorgersi del dramma che si stava consumando.