Brasile, San Paolo. La polizia di Rio de Janeiro ha imposto il completo segreto per i prossimi cinque anni sull'operazione condotta lo scorso 6 maggio nella favela di Jacarezinho.
L'operazione si era conclusa con la morte di 27 civili e un agente rimasto coinvolto nella disperata e tragica vicenda.
La notizia l'ha rivelata il sito G1, che aveva chiesto l'accesso ai verbali di polizia in base alla legge sulla trasparenza documentale.
L'operazione, condotta in piena pandemia, ha previsto l'impiego di 200 agenti con l'aiuto di mezzi blindati e di elicotteri.
L'obiettivo era di combattere e indebolire le bande di narcotrafficanti. Tuttavia, le modalità d'esecuzione hanno causato forti polemiche per le brutalità messe in atto della polizia.
La strage della polizia in Brasile
I residenti della favela della zona settentrionale della capitale carioca hanno denunciato forti violenze ed esecuzioni sommarie da parte dei corpi speciali della polizia (ANSA).
La procura di Rio de Janeiro ha aperto un'inchiesta sul caso e anche l'Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani ha protestato.
Durante l'occasione, l'Alto commissariato ha ricordato che "l'uso della forza va applicato solo quando è strettamente necessario" e che bisogna "rispettare i principi di legalità, necessità e proporzionalità" (ANSA).
Le operazioni di polizia all'interno delle baraccopoli di Rio sono permesse solo in casi eccezionali dal giugno 2020, su decisione della Corte suprema, a causa della pandemia di coronavirus.
La polizia ha comunque sostenuto che il blitz mirava a impedire l'arruolamento di adolescenti nel traffico di droga.
Tuttavia, alcune Ong interessate al caso, tra cui Amnesty international, hanno denunciato esecuzioni sommarie da parte degli agenti.
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