Vincenzo Loffredo , il papà della piccola Giulia
Vincenzo Loffredo , il papà della piccola Giulia

Sono ancora molti i punti da chiarire sulla drammatica morte della piccola Giulia, la neonata di appena un mese sbranata in casa ad Acerra lo scorso 15 febbraio. La Procura di Nola, guidata dal pubblico ministero Martina Salvati, sta procedendo con ulteriori accertamenti per ricostruire nei minimi dettagli la dinamica della tragedia ed escludere eventuali incongruenze nella versione fornita dai genitori.

Per questo, sono stati nominati due consulenti tecnici che avranno il compito di analizzare elementi cruciali per l’inchiesta. Da un lato, verrà effettuata una perizia sul telefono cellulare del padre, Vincenzo Loffredo, per verificare il suo comportamento nelle ore e nei minuti precedenti alla tragedia. Dall’altro, verranno analizzati i campioni prelevati dalle mandibole dei due cani presenti nell’abitazione, il pitbull Tyson e la meticcia Laika.

Il ruolo del padre: il cellulare sotto esame

Una delle principali domande a cui gli inquirenti cercano risposta è se il padre della neonata abbia detto tutta la verità. Secondo la sua testimonianza, l’uomo si sarebbe addormentato e non si sarebbe accorto dell’attacco mortale avvenuto accanto a lui. Tuttavia, questa versione dei fatti ha destato perplessità, spingendo la Procura a disporre l’analisi forense del suo smartphone.

Gli esperti esamineranno i dati del dispositivo per verificare se siano stati inviati messaggi, effettuate chiamate o utilizzate applicazioni nelle ore critiche. Se emergessero attività incompatibili con la sua dichiarazione, il quadro dell’inchiesta potrebbe cambiare significativamente.

Due cani in casa: possibile coinvolgimento della meticcia

L’altro grande interrogativo riguarda i responsabili dell’attacco. Finora, il pitbull Tyson è stato indicato come l’autore dell’aggressione, ma non si esclude che anche l’altro cane di famiglia, Laika, possa aver partecipato.

Per questo motivo, i periti esamineranno le tracce biologiche sulle fauci di entrambi gli animali, cercando segni di sangue o tessuti compatibili con quelli della neonata. Secondo una prima ipotesi, sarebbe stato il pitbull a infliggere il morso letale che ha causato la rottura dell’osso del collo della bambina. Tuttavia, la possibilità che la meticcia abbia contribuito non è stata ancora esclusa.

Indagini in corso per ricostruire la dinamica della tragedia

Mentre gli accertamenti tecnici sono in corso, la Procura continua a raccogliere testimonianze e prove utili per fare piena luce sul caso. L'obiettivo è stabilire eventuali responsabilità e comprendere se la tragedia potesse essere evitata.

L’intera comunità di Acerra è sotto shock per l’accaduto e attende risposte certe sulla dinamica dell’orrore che ha strappato alla vita la piccola Giulia.

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