«Uno squalo mi ha attaccata e ho perso il braccio. L'assicurazione non mi paga»
Dopo l'amputazione del braccio a causa dell'aggressione, l'assicurazione nega il supporto per una protesi avanzata. La famiglia avvia una raccolta fondi.
Elisabeth Foley, 51 anni, originaria della Virginia, è sopravvissuta a un drammatico attacco di squalo nell'estate del 2024 mentre nuotava nelle acque della Florida con i suoi tre figli. L'aggressione le è costata l'amputazione del braccio e gravi danni al bacino. Oggi, però, la battaglia di Elisabeth continua: l'assicurazione sanitaria ha rifiutato di coprire i costi per una protesi mioelettrica, necessaria per recuperare la sua autonomia.
L'attacco dello squalo
Era una giornata estiva come tante, quando Elisabeth è stata attaccata da uno squalo mentre nuotava con i figli. La donna ha raccontato al Post:
"Ho visto la pinna in lontananza, sembrava un siluro. In un attimo era vicino a me."
Elisabeth, per proteggere i figli, ha iniziato a colpire l'animale sul muso, sapendo che questa strategia può disorientare gli squali. Tuttavia, l'animale l'ha morsa al bacino e poi al braccio, causando gravi ferite.
"Ricordo di aver visto almeno dieci centimetri di osso," ha detto.
Portata a riva dal marito, è stata trasportata d'urgenza in ospedale dove è stata sottoposta a diversi interventi chirurgici, incluso quello per l’amputazione del braccio.
La protesi e la delusione dell'assicurazione
Dopo l'incidente, Elisabeth ha ricevuto una protesi standard per il braccio, ma non le consente di essere autonoma nelle attività quotidiane. La soluzione sarebbe una protesi mioelettrica, il cui costo supera i 71mila euro.
"Ho sempre pagato l'assicurazione, ma ora che ho davvero bisogno di aiuto, mi hanno voltato le spalle," ha dichiarato con amarezza.
La raccolta fondi
Di fronte al rifiuto dell'assicurazione, la famiglia di Elisabeth ha lanciato una campagna di raccolta fondi su GoFundMe. In poco tempo, sono stati raccolti quasi 60mila dollari grazie alla generosità di amici, conoscenti e perfetti sconosciuti.
"È difficile chiedere aiuto, ma sapere che ci sono persone pronte a sostenermi mi dà speranza," ha detto Elisabeth.
Un messaggio di resilienza
Nonostante le difficoltà, Elisabeth continua a dimostrare forza e determinazione. La sua vicenda non è solo una testimonianza di sopravvivenza, ma anche un richiamo alla necessità di un sistema sanitario più equo, che sostenga chi si trova ad affrontare situazioni estreme.
"Voglio tornare a essere indipendente, per me e per i miei figli. Non voglio che vedano la loro madre arrendersi," ha concluso.
La raccolta fondi continua e rappresenta una speranza per Elisabeth di ottenere la protesi di cui ha bisogno. La sua storia è un esempio di resilienza e solidarietà, dimostrando che, anche nei momenti più bui, l’aiuto degli altri può fare la differenza.