santo romano

A Napoli e provincia, la movida giovanile si tinge di sangue per un motivo assurdo: un pestone su scarpe firmate. È accaduto a Santo Romano, ucciso per aver calpestato le scarpe di lusso di un altro ragazzo. Una storia che sembra un triste copione già visto, che riflette un contesto di violenza e affiliazione alla camorra.

Un Precedente da Non Ignorare

L’omicidio di Santo Romano a San Sebastiano al Vesuvio ricorda il tragico destino di Francesco Pio Maimone, ucciso due anni fa a Mergellina per un motivo simile. Entrambi i giovani assassini erano legati da un’amicizia, testimoniata dalle foto sui social, a dimostrazione di una spirale di violenza che continua a ripetersi. In questi contesti, uscire armati sembra essere la regola non scritta.

La Confessione di Luigi D.M.

Luigi D.M., 17 anni, originario di Barra, ha dichiarato ai magistrati: "Mi hanno calpestato le scarpe, sono di Versace, le ho pagate 500 euro e mi sono arrabbiato." La confessione del giovane, pubblicata da Repubblica e Il Mattino, rivela il contesto sociale in cui si inseriscono tali episodi. Luigi, che percepisce una pensione di invalidità e risulta disoccupato, ha visto nel gesto involontario di Santo Romano un affronto da punire.

Il Tentativo di Difesa

Nella sua difesa, Luigi ha affermato che la sua auto era stata colpita da una pietra e che si sarebbe sentito minacciato da Santo e dai suoi amici. Sostiene che uno di loro avrebbe addirittura estratto un coltello, giustificando così l'uso della pistola. Tuttavia, gli spari, tre in totale, hanno ucciso Santo Romano, ferito un amico e rischiato di colpire un terzo.

Dall’ordinanza firmata dal gip Anita Polito emerge che Luigi aveva estratto la pistola poco prima dell'omicidio, puntandola sotto il mento di un altro ragazzo con cui aveva avuto una discussione. La serata di Luigi D.M. è proseguita ai Baretti di Chiaia, dove avrebbe gettato la pistola e distrutto la scheda telefonica per evitare di essere rintracciato.

La Misura Cautelare e le Motivazioni del Gip

Il gip ha motivato la detenzione del giovane, ritenendo che "ogni altra misura meno afflittiva è assolutamente inidonea, tenuto conto delle circostanze e dell'incapacità della famiglia a contenere le spinte devianti del figlio." Una misura che cerca di contenere una spirale di violenza in cui i valori sono distorti e il rispetto si misura con atti estremi.

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