Crisanti lancia l'allarme: "Guardando i numeri dei Paesi vicino a noi, viene da pensare che avremo problemi con il coronavirus non a ottobre-novembre, come si era ipotizzato, ma già alla fine di agosto”.Parole poco confortanti, quelle che arrivano dal professor Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all’Università di Padova, in un’intervista al Messaggero.
La preoccupazione dell’esperto alla luce dell’incremento dei nuovi casi positivi in nazioni confinati con l’Italia o a due ore di volo.
"Prima di tutto, sorge anche qualche dubbio:
in Italia abbiamo molti casi in meno degli altri Paesi europei, forse non stiamo effettuando i tamponi alle persone giuste. Ma non voglio per forza essere pessimista, magari siamo più bravi, più efficaci nell’isolare i focolai.
Comunque sia, sarebbe utile conoscere le ragioni della differenza dei nostri dati con quelli degli altri Paesi. Detto che anche i nostri 275 casi di oggi non sono pochi" dice Crisanti.
Per il professore servono misure più serie per chi entra in Italia
Come accade ad esempio in Australia o Nuova Zelanda con i tamponi molecolari per tutti coloro che provengono da zone a rischio:
"Bisogna fare un investimento importante per organizzare una reale macchina della prevenzione che consenta di eseguire i tamponi alle frontiere, magari concentrandoci su chi arriva da aree a rischio.
Io penso ai tamponi molecolari più affidabili, anche se c’è da aspettare 24 ore.
Inoltre, serve un’azione di tracciamento reale di chi entra in Italia" chiarisce.
La seconda ondata arriverà a settembre?
"Non so se possiamo definirla seconda ondata, ma mi sembra evidente che avremo una fine dell’estate molto impegnativa. Forse anche fine agosto" ammette.
La soluzione pare quella di applicare controlli più seri alle frontiere.
"Innanzitutto – dice Crisanti – cercherei di implementare il sistema di tracciamento del percorso di chi entra in Italia. Questa è la prima cosa. E poi tamponi.
D’altra parte due sono le cose:
O ti chiudi dentro una bolla, ma è impossibile, oppure fai un investimento senza precedenti sull’informatica e sui macchinari per fare tamponi, bisogna investire su qualsiasi tecnologia che permetta di identificare chi arriva con il virus.
Costerà molti soldi, ma come ho già detto altre volte ricordiamoci sempre quando ci è costato il lockdown…" spiega l'esperto.(Fanpage)
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