Omicidio Siani, Il gip: "Vitalizio alle famiglie dei killer per comprare il silenzio sui nomi dei mandanti”.

Un unicum anche in un panorama criminale, quello della camorra
Dove la consuetudine di mantenere con ‘mesate’ le famiglie dei detenuti è ben nota. Ma anche per gli inquirenti, il caso di Ciro Cappuccio e Armando Del Core, killer poco più che ventenni quando la sera del 23 settembre 1985 fanno fuoco per conto del clan Nuvoletta su Giancarlo Siani, giornalista 26enne precario del Mattino che da anni raccontava le storie dei clan del Napoletano.Per 35 anni, infatti, i loro congiunti hanno ricevuto denaro per sostentarsi
Non solo dai Nuvoletta, potente famiglia degli anni ’80, l’unica federata con la mafia vincente dei Corleonesi di Totò Riina in tutto il panorama polverizzato e labile delle cosche partenopee, ma anche dai Polverino, il gruppo che ha avuto come capo carismatico il boss Giuseppe, detto ‘o barone’, prima capozona dei Nuvoletta, poi, quando questi sono decimati dagli arresti, loro successore sul territorio, e infine dagli Orlando, imparentati con i Polverino ma anche con i Nuvoletta, e ora eredi di questi. Una continuità che trarre forza proprio dalle parentele e dalla maggiore compattezza interna di questi tre clan rispetto le altre compagini della criminalità organizzata campana. Cappucio e Del Core compaiono tra i 25 indagati in una capillare inchiesta dei carabinieri di Napoli che attraversa la storia della criminalità organizzata di Marano e dei comuni limitrofi dai primi anni 2000 ai giorni nostri, condensata in 660 pagine firmate dal gip Maria Laura Ciollaro che ha disposto l’arresto per i vertici dei Polverino, tra cui il reggente Vincenzo Polverino, figlio del barone, Antonio Nuvoletto, gestore della cassa del clan, Michele Marchesano cognato di Giuseppe Polverino e mente delle attività imprenditoriali della cosca dal 2009 fino ad oggi.Del Core e Cappuccio
Pur non essendo destinatari di misure cautelari, sono i protagonisti di molte pagine dell’ordinanza. Di sicuro prendono da Nuvoletta, e poi Polverino, e poi Orlando un assegno mensile di cui e’ ancora imprecisata la cifra. I due vengono intercettati nei loro colloqui in carcere rispettivamente a Saluzzo e a Rossano. ma di loro parla anche Antonio Nuvoletto in colloqui con la madre e la moglie, chiedendo loro se li hanno visti. Cappuccio e Del Core si tengono costantemente informati sulle evoluzioni della camorra maranese.In un colloquio di Ciro Cappuccio con la moglie tre figli del 2 agosto 2014
Gli inquirenti apprendono che il figlio Salvatore vuole mettere su una attività che richiede camion e che chiederà aiuto al “cugino”; la conversazione porterà gli inquirenti a identificarlo con il boss latitante Antonio Orlando. Cappuccio viene a sapere anche dell’ammanco di 1 milione di euro dalle puntate per un acquisto di droga dalla Spagna finito male. Salvatore Cappuccio, scrive il gip, “ha un ruolo in seno al gruppo criminale degli Orlando, oltre a percepire somme di denaro dalla citata organizzazione criminale corrisposte per la detenzione del padre”. Del Core, nel corso di un colloquio del 26 novembre 2014 si informa con i familiari della perquisizione che i carabinieri hanno fatto a casa sua il giorno prima, nella quale e’ stata sequestrata una lettera. La moglie lo rassicura dicendo che c’erano scritti solo saluti e argomenti di natura familiare, poi e’ costretta ad ammettere che c’era anche un riferimento a faccende economiche. Lui, agita dalla notizia, cerca di giustificare tutto a favore di microspie, “affermando che si trattava di un nipote che lavora e che mensilmente corrispondeva loro piccole somme di denaro e che quella doveva essere la risposta che la moglie avrebbe dovuto fornire nel caso le fosse stato chiesto dai magistrati”.