Dopo aver esaminato l'area del parco in cui il piccolo Nicolò Feltrini era stato col papà poco prima dei malori che lo hanno ucciso, gli inquirenti tendono a escludere che il bimbo possa aver ingerito qualcosa di così dannoso nell'area giochi. Al contrario  si fa largo l'ipotesi che la tragedia si sia consumata tra le mura domestiche, nell'abitazione di Codissago di Longarone, in provincia di Belluno, dove il bambino risiedeva coi genitori. Ovviamente per ora nessuna certezza. Le indagini proseguono con altre ispezioni al parco giochi sotto casa e nella stessa abitazione in cerca di possibili indizi. Si attendono i risultati dell'autopsia e soprattutto delle analisi tossicologiche, già disposte dalla Procura sul corpicino del bimbo. Solo gli esami poste mortem, in programma mercoledì, infatti potranno dare qualche risposta in più. Il padre del bambino ha raccontato agli inquirenti  di aver portato il piccolo sulle giostrine al parco sotto casa e qui di essersi accorto che Nicolò aveva raccolto qualcosa da terra portandosi poi la mano alla bocca. Un racconto che aveva fatto ipotizzare un possibile avvelenamento dovuto a qualche sostanza come un boccone avvelenato per topi o un fungo ma le successive indagini dei carabinieri tendono a indicare l'ipotesi come molto remota, anche in base ala sequenza tebnporale dei fatti. Per questo non si esclude che Nicolò possa aver ingerito qualcosa a casa, prima o dopo il pranzo consumato in famiglia. I rilievi, effettuati dai carabinieri in casa nell'immediatezza dei fatti, hanno escluso la presenza di qualsiasi sostanza stupefacente nell'abitazione. In casa però ovviamente vi erano normali farmaci e detersivi. Gli inquirenti vogliono capire se il bimbo possa essere sfuggito all'attenzione dei genitori e aver ingerito involontariamente qualcosa. Seguici sul nostro canale Youtube 41esimoparallelo Segui il nostro canale Google News 41esimoparallelo Attiva le notifiche su 41esimoparallelo.it

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