Tra i ''danni nascosti'' del Covid, oltre a quelli già ampiamente accertati a pancreas e fegato, potrebbe esserci anche una disfunzione temporanea della tiroide. È quanto emerge da uno studio condotto all'Università di Pisa e dell'Azienda ospedaliero-universitaria pisana che ha documentato il primo caso al mondo di tiroidite subacuta provocato dal coronavirus. Il lavoro, dal titolo Subacute Thyroiditis After Sars-COV-2 Infection e pubblicato in data 21 maggio sul Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism (rivista della Società americana di endocrinologia), ha come primo autore Alessandro Brancatella, medico specialista in endocrinologia e dottorando di ricerca, insieme alla biologa Debora Ricci, agli specializzandi Nicola Viola e Daniele Sgrò, a Ferruccio Santini, professore associato di endocrinologia e direttore dell'unità operativa Endocrinologia 1, e a Francesco Latrofa, professore associato di endocrinologia.
Il caso
Il team di esperti ha preso in esame il caso di una giovane paziente positiva al Covid che, nei giorni successivi alla repentina guarigione, ha manifestato un malfunzionamento sospetto della tiroide. La 18enne, perfettamente sana prima di contrarre l'infenzione, ha riportato sintomi associabili alla SAT (Tiroide Subacuta) caratterizzata da dolore al collo, sintomi generali e disfunzione tiroidea. Prove dirette e indirette hanno evidenziato un collegamento con la malattia virale Sars-COV-2.
Lo studio
Il 28 febbraio 2020, una ragazza di 18 anni è stata sottoposta ad un tampone orofaringeo per SARS-CoV-2 sulla prova che suo padre, che viveva con lei, era stato ricoverato in ospedale 2 giorni prima per accertata infenzione da Covid-19. Il test ha dato esito positivo. Nei giorni seguenti, la giovane ha sviluppato lievi sintomi alle vie respiratorie superiori, ovvero, rinorrea e tosse. La 18enne è guarita spontaneamente nel giro di 4 giorni, tanto che i due tamponi aggiuntivi eseguiti il 13 e il 14 marzo sono risultati entrambi negativi. Ma il 17 marzo, la paziente presentava febbre improvvisa (37,5 ° C), affaticamento, palpitazioni e un dolore alla parte anteriore del collo che si irradiava alla mascella. A causa del peggioramento della dolenza al collo, il giorno successivo è stata trasferita all'Ospedale Universitario di Pisa dove è stata sottoposta a accertamenti clinici mirati. Gli esami hanno indicato una frequenza cardiaca di 90 battiti al minuto (palpazioni) e un ingrossamento della ghiandola tiroidea. I risultati dei test di laboratorio hanno poi rivelato alti livelli di tiroxina libera e triiodotironina libera (ormoni tiroidei), marcatori infiammatori elevati e con anche un elevato numero di globuli bianchi: l'ecografia al collo ha definitivamente confermato una infiammazione alla tiroide. Accertata il malfunzionamento temporaneo della tiroide (in un esame eseguito il 21 febbraio la tiroide risultava perfettamente funzionante), la ragazza è stata trattata con terapia specifica riuscendo a guarire in meno di 2 settimane.
Risultati
Dall'indagine è emerso che l'infezione da Covid-19 potrebbe danneggiare, seppur in misura temporanea, anche la tiroide causando malattie infiammatorie come la SAT. "
Alcuni autori hanno riportato una maggiore incidenza di SAT in estate, durante le epidemie di ecovovirus e coxsackievirus. - scrivono gli autori dello studio -
Molti altri virus, tra cui parotite, adenovirus, ortomixovirus, virus di Epstein-Barr, epatite E, HIV, citomegalovirus, febbre dengue e rosolia sono stati anche correlati alla SAT. All'autopsia, il danno alla tiroide è stato dimostrato in pazienti con infezione da SARS-CoV durante l'epidemia del 2002. Tuttavia, l'infezione da coronavirus non è mai stata associata a SAT clinico". Per questo motivo, concludono i firmatari della ricerca: "
Riteniamo pertanto che i medici debbano essere avvisati della possibilità di questa ulteriore manifestazione clinica correlata all'infezione da SARS-CoV-2". Fonte: Il Giornale
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