matilde lorenzi

C’è ancora sgomento per la morte di Matilde Lorenzi, la sciatrice 19enne promessa dello sci alpino italiano. La giovane si stava allenando sul ghiacciaio della Val Senales quando è rimasta vittima di un tragico incidente. La salma ha lasciato l’ospedale San Maurizio di Bolzano per essere trasportata a Valgioie (Torino), dove risiede la famiglia. Le esequie si terranno giovedì 31 ottobre alle 10:00 presso la parrocchiale di Giaveno, alle porte di Torino. La famiglia, composta dal padre Adolfo, dalla madre Elena, dalla sorella Lucrezia, dai fratelli Matteo e Giosué e dalla nonna Rosina, ha espresso il desiderio di non ricevere fiori.

Il progetto “In Memoria di Matildina”

A poche ore dalla morte della 19enne, è stato lanciato il progetto “In Memoria di Matildina”, una raccolta fondi volta a incrementare la sicurezza dei ragazzi che sciano. La Federazione Italiana Sport Invernali ha già dato il suo benestare. I genitori di Matilde Lorenzi hanno un progetto preciso, come rivelato a La Stampa: «Andremo a bussare a tutte le porte. E le tireremo giù, se necessario. Busseremo alla porta di Giorgia Meloni, a quella del Politecnico e di tutti quelli che potranno aiutarci a fare un passo avanti in questo sport per trovare un modo di renderlo più sicuro. Questo dolore dovrà avere un senso. E dovrà essere per sempre… Bisogna fare in modo che nessuno debba più morire come è morta nostra figlia».

Uno sfortunato incidente

Matilde Lorenzi è caduta sulla pista Gravand G1, in Val Senales. Era tesserata per il Centro Sportivo Esercito nella squadra juniores femminile di sci alpino e si stava preparando per la nuova stagione di gare. Nella caduta ha sbattuto la testa sul ghiaccio. La Procura di Bolzano non ha ravvisato alcuna responsabilità nella morte della sciatrice 19enne, dichiarando che si è trattato solo di uno sfortunato incidente. La ragazza studiava Psicologia e avrebbe compiuto vent’anni a novembre. I genitori, però, dichiarano: «È stata una fatalità. Ma non possiamo chiuderla qui, con questa parola, e infatti non lo faremo. Perché sappiamo che qualcosa di più si può fare. Per la tecnologia dei caschi, per gli airbag. Questo sarà il nostro compito per il resto della nostra vita».

La sorella sciatrice

“Sciare sarà dura, durissima: come potrò tornare a lottare per una cosa che mi ha portato via mia sorella?”, si domanda Lucrezia Lorenzi, confidandosi con La Repubblica. “So di dover diventare un pilastro per la mia famiglia, per chi magari è ancora più fragile di me”, aggiunge guardando al futuro.

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