Simba La Rue arrestato a Barcellona: dovrà scontare oltre 8 anni di carcere in Italia
Il trapper, condannato per la sparatoria a Milano e per la faida tra artisti della scena urban, è stato fermato in Spagna. Il legale: “Non era latitante, era lì per lavoro”

Il trapper Simba La Rue, nome d’arte di Mohamed Lamine Saida, è stato arrestato a Barcellona in esecuzione di un provvedimento di cumulo pene legato a due condanne definitive: una per la sparatoria di via di Tocqueville a Milano nel luglio 2022, l’altra per la violenta faida tra trapper che lo ha visto protagonista assieme a rivali della scena urban italiana.
La pena complessiva che dovrà scontare è di 8 anni, 3 mesi e 10 giorni di reclusione.
Due condanne definitive e l'arresto in Spagna
Simba La Rue era stato condannato a 4 anni e 6 mesi per la sparatoria avvenuta nella zona della movida milanese, e a 3 anni, 9 mesi e 10 giorni per gli episodi legati alla cosiddetta faida tra trapper, tra cui rapine, pestaggi e minacce nei confronti di artisti rivali.
Venerdì scorso, su richiesta delle autorità italiane, i carabinieri lo hanno bloccato in Spagna. Verrà ora estradato in Italia per iniziare a scontare la pena.
Il legale: “Non è un latitante”
Il suo avvocato Niccolò Vecchioni ha subito respinto l’accusa di latitanza: “Non era fuggito, si trovava a Barcellona per motivi di lavoro. Attendiamo l’ufficialità sul provvedimento relativo al cumulo delle pene”.
Simba La Rue, oggi quasi 23enne, era già stato ferito a una gamba durante un agguato avvenuto proprio nell’ambito degli scontri con altri trapper. In seguito a quella vicenda, aveva ottenuto un differimento della pena per motivi di salute, ma con la seconda condanna arrivata l’11 marzo, il carcere è diventato inevitabile.
Baby Gang: pena definitiva ma possibile misura alternativa
Coinvolto nella stessa spirale giudiziaria anche l’amico e collega Baby Gang, alias Zaccaria Mouhib. A marzo ha ricevuto una condanna definitiva a 2 anni, 9 mesi e 10 giorni per un altro episodio di sparatoria. Tuttavia, potrà chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali, evitando così la detenzione in carcere.