Quest’estate potremmo andare in vacanza? Ma soprattutto, dove? È questo che molti italiani si chiedono dall’inizio della Fase 2. C’è la voglia di ritornare alla normalità e, con l’arrivo della bella stagione, la necessità di far ripartire il turismo, uno dei settori più colpiti dal Coronavirus. Le decisioni prese a livello europeo in questo caso cambiano da paese a paese e, tra Stati che sono pronti ad accoglierci e nazioni che ci chiudono le frontiere, le date fissate per le riaperture in Europa sono diverse a seconda delle destinazioni che prendiamo in considerazione.
D-day europeo: chi è pronto a riaprire e chi no il 15 giugno
A pochi giorni dalla
riapertura delle regioni in Italia (dal 3 giugno infatti dovrebbero essere consentiti gli spostamenti tra regioni, anche se sull’argomento ancora si discute), c’è un altra data importante per il turismo: il
15 giugno è il giorno scelto per le riaperture delle frontiere in UE, molti stati sono pronti ad accogliere di nuovo i viaggiatori all’interno dei propri confini, anche se a
condizioni e con riserve diverse.
Alcuni, come
Spagna e
Grecia, hanno deciso di
rimandare le riaperture. La Spagna, nello specifico, aprirà ai turisti a partire dal
1 luglio 2020, mentre la Grecia consentirà l’accesso al Paese a partire dal 15 giugno solo per chi arriva ad Atene: tutti gli altri voli – per altre località – riprenderanno a partire da luglio.
Pronti a
riaprire dal 15 giugno invece sarebbero
Francia, Germania, Austria e
Svizzera.
Estate 2020 vacanze: dove gli italiani non potranno andare
C’è da fare però alcune precisazioni per quanto riguarda gli
italiani, perché è vero infatti che molti paesi europei si sono detti pronti a riaprire le frontiere a partire da metà giugno, ma bisogna aggiungere che molti di questi sono decisi a non concedere il libero accesso e la libera circolazione a tutti indiscriminatamente.
I viaggiatori italiani che desiderano visitare
l’Austria, per esempio, dovranno aspettare ancora un po’, perché lo stato ha deciso di
chiudere ai turisti italiani (mentre lascia passare tutti quelli che dalla Germania sono diretti nel nostro paese). La stessa strada sembra intenzionata a percorrere la
Svizzera, che considera l’Italia un focolaio epidemico e quindi ha delle riserve sulle riaperture. In entrambi gli stati, stando a quanto sta emergendo nelle ultime ore, per poter entrare bisognerà munirsi di
certificato medico (con il quale si dovrà dimostrare di non avere il Coronavirus) oppure sottoporsi ad un
isolamento di 14 giorni.
Frontiere chiuse a tutti (e non solo agli italiani) anche in
Belgio,
Danimarca,
Estonia e
Repubblica Ceca, dove l’ingresso e il transito è consentito solo per necessità e a particolari condizioni, ma non si sa ancora se le misure restrittive potrebbero allentarsi il 15 giugno.
Chi è pronto ad accogliere i turisti italiani
Sui
viaggi brevi e i soggiorni turistici la discussione è ancora aperta. Ad oggi, tenendo conto delle informazioni offerte dalla
Farnesina, gli Stati pronti ad accogliere gli italiani a giugno sono – di fatto – pochi.
La
Francia, per esempio, parrebbe interessata ad
allentare le restrizioni, anche se con le dovute precauzioni. Da giugno quindi l’accesso al paese sarebbe concesso agli italiani, così come in
Olanda (pronta a riaprire ai turisti). Non è chiaro, però, se servirà un certificato medico e/o quali procedure si dovranno seguire per muoversi senza incorrere in sanzioni.
Precise e già definite sono invece le
modalità di accesso in Bulgaria: viaggiatori e visitatori per accedere nei territori dello stato dovranno prima presentare richiesta alla polizia (che può essere inoltrata online dal sito
www.police.hu). Saranno le autorità a valutare singolarmente le domande e a decidere se riconoscere o meno l’ingresso.
In fine, la
Polinia ha deciso di chiudere le frontiere fino al 12 giugno (dopo di che sceglierà come procedere sulla base dell’andamento del virus) mentre
Bulgaria,
Croazia,
Irlanda e
Regno Unito sono pronti a riaprire le frontiere anche per soggiorni brevi, ma purché il viaggiatore sia disposto a seguire un periodo di isolamento o – in alcuni casi – sia munito di certificato medico. Fonte: Qui Finanza
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