BRUXELLES. Terremoto al Parlamento europeo: quattro italiani, tra cui l'ex europarlamentare italiano del gruppo dei Socialisti e democratici (S&D) Antonio Panzeri e il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati (Ituc) Luca Visentini, sono stati fermati  nell'ambito di un'inchiesta della magistratura belga su un'organizzazone criminale "infiltrata nel cuore del Parlamento europeo e sospettata di ingerenza nella politica Ue e di corruzione da parte del Qatar", Paese dove si stanno svolgendo i mondiali di calcio. Lo hanno rivelano i giornali "Le Soir" e "Knack". 

A casa di Panzeri trovati 600mila euro in contanti

L'indagine, ora nelle mani del Gip Michel Claise che nelle  prossime 48 ore dovrà decidere se convalidare i fermi, è per un presunto caso di corruzione, organizzazione criminale e riciclaggio di denaro. 

Secondo la procura di Bruxelles un Paese del Golfo avrebbe tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo.

"Versando ingenti somme di denaro o offrendo regali di grande entità a terzi che ricoprono posizioni politiche o strategiche di rilievo all'interno del Parlamento europeo", ha spiegato la procura senza fornire né il nome del Paese coinvolto né quello di indagati e persone fermati. Ma secondo i quotidiani belgi Le Soir e Knack il Paese coinvolto sarebbe proprio il Qatar. Le indagini hanno portato a sedici perquisizioni effettuate dalla polizia giudiziaria in quattordici indirizzi differenti, in diversi quartieri di Bruxelles. A casa di Panzeri sarebbero stati trovati 600mila euro in contanti.

Arrestate a Calusco D'Adda la moglie e la figlia di Panzeri

In serata, è stato eseguito nella Bergamasca il mandato di arresto europeo nei confronti anche della moglie e della figlia di Pier Antonio Panzeri. L

'ex eurodeputato risulta avere ancora casa a Calusco d'Adda, il paese del Bergamasco di cui è originario: proprio lì sarebbero state rintracciate la moglie di Panzeri, Maria Colleoni, 67 anni, e la figlia Silvia, 38. Le donne si trovano ora in carcere a Bergamo, dove sono state accompagnate in base al mandato che prevede la custodia cautelare in carcere.

Chi è Antonio Panzeri 

Antonio Panzeri e Luca Visentini sono due personalità piuttosto conosciute negli ambienti brussellesi. Panzeri è stato eurodeputato per tre mandati, dal 2004 al 2019. Originario del bergamasco, membro della direzione dei Ds, Panzeri è stato eletto all'Eurocamera nella lista Uniti nell'Ulivo ed è stato riconfermato a Strasburgo alle Europee del 2009.

Nel 2014 è stato eletto eurodeputato una terza volta, nelle liste del Pd ma nel 2017 ha lasciato i Dem per aderire ad Articolo I. All'Eurocamera ha ricoperto diversi incarichi ed è stato, tra l'altro, presidente della sottocommissione dei diritti umani.

Chi è Luca Visentini

Luca Visentini è stato per diversi anni il punto di riferimento dei sindacati europei. Ha cominciato nella Uil del Friuli Venezia Giulia e nel maggio 2011, al congresso di Atene, è stato eletto segretario confederale della Etuc, l'European Trade Union Confederation, ovvero la confederazione dei sindacati europei.

Nel 2015 è stato eletto segretario generale, sempre della Etuc e nel 2019 è stato riconfermato. Il suo addio all'Etuc è recentissimo: al congresso di Melbourne di fine novembre, infatti, Visentini ha vinto le elezioni come segretario generale della Ituc (International Trade Union Confederation), la più grande confederazione sindacale del mondo. (ANSA).

I legami di Panzeri e Visentini con Fight Impunity il rapporto col Qatar

Panzeri e Visentini, oltre all'assidua frequentazione con l'Eurocamera, hanno un'altra cosa in comune: l'impegno per i diritti umani. Entrambi, infatti, sono legati alla ong Fight Impunity, fondata dallo stesso ex eurodeputato lombardo nel 2019. Ed è proprio sul binario della tutela dei diritti umani, soprattutto con l'avvicinarsi dei Mondiali, che potrebbe essersi sviluppato il rapporto con il Qatar.

A Strasburgo, alla Plenaria dello scorso novembre, è andato in scena un dibattito sulla situazione dei diritti umani e dei lavoratori nello Stato del Golfo dopo le polemiche sul trattamento dei dipendenti stranieri che hanno contribuito alla costruzione degli stadi per il Mondiale.

E, già in quei giorni, in diversi al Pe avevano asserito che la risoluzione finale avrebbe potuto essere più severa.

Lo scorso primo novembre, invece, Kaili aveva incontrato il ministro del Lavoro qatarino Ali bin Samikh Al Marri, "accogliendo con favore l'impegno" di Doha "per i diritti dei lavoratori". Per il momento, tuttavia, non è stato precisato su quali decisioni si è concentrata l'inchiesta. (Skytg24/Ansa)

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