Caso Paragon, Nordio rompe il silenzio: «Nessuna intercettazione della penitenziaria nel 2024»
Opposizioni all’attacco: «Chi lo ha usato e con quali finalità?»
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Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è intervenuto oggi alla Camera dei Deputati per rispondere alle interrogazioni parlamentari sul caso Paragon, il sistema di spionaggio fornito da un’azienda israeliana e sospettato di essere stato utilizzato per monitorare attivisti e giornalisti, tra cui Francesco Cancellato di Fanpage e Luca Casarini di Mediterranea.
La difesa di Nordio: «Nessun contratto con aziende private»
Nella sua replica, il Guardasigilli ha negato categoricamente che la polizia penitenziaria abbia effettuato intercettazioni nel 2024. «Le intercettazioni si fanno solo su autorizzazione dell’autorità giudiziaria», ha ribadito, assicurando che «nessun contratto è mai stato stipulato dal DAP o dai suoi dipartimenti con alcuna società privata».
Nordio ha inoltre respinto le insinuazioni dei media: «Se la stampa insinua cose che non sono vere, ne risponderà». Tuttavia, la sua dichiarazione non ha chiarito chi abbia utilizzato Paragon, lasciando aperti diversi interrogativi.
Opposizioni all’attacco: «Siamo nelle mani di nessuno?»
La risposta del ministro ha scatenato la dura reazione delle opposizioni. Davide Faraone (Italia Viva) ha accusato il governo di mancanza di trasparenza, sottolineando la contraddizione tra il silenzio del sottosegretario Mantovano, che ieri ha secretato tutto il dossier, e l’intervento di Nordio, che oggi ha fornito dettagli in Aula:
«Ieri Mantovano ha secretato tutto, oggi il ministro viene qui e dice il contrario. Ma vi siete parlati?»
Faraone ha poi incalzato il Guardasigilli con una domanda diretta: «Se non è stata la polizia penitenziaria, allora chi ha usato Paragon? Le procure? Con quali finalità? Vergogna!»
Il nodo irrisolto: chi ha usato Paragon?
Il dibattito sul caso Paragon è tutt’altro che chiuso. Le opposizioni chiedono maggiore chiarezza sull’utilizzo del software, che secondo alcuni sospetti sarebbe stato impiegato per monitorare illegalmente attivisti e giornalisti. Il governo, però, continua a mantenere una linea di riservatezza, alimentando nuove polemiche sulla gestione della sicurezza informatica e dello spionaggio in Italia.