Pochi minuti prima dello sparo, un pensionato camminava su quella strada.
In una lettera scritta prima di spararsi la tragica verità su quel colpo di pistola che ha choccato la comunità di Roma nord stamattina. La situazione è questa: Roma, Casal Boccone, ore 9 e 30 si sente un colpo esploso nell'aria.
Siamo a Roma nord, zona sopra Montesacro, via Luigi Pirandello, domenica mattina. Invece delle campane che richiamano i fedeli a messa, i residenti avvertono chiaramente uno sparo. È un colpo di pistola.
«Ho paura di finire in un ospizio»
Poi, si è seduto su una panchina e ha premuto il grilletto. È lui l'autore di quello sparo, un ultimo gesto eclatante. Ultimo, dopo una serie di tribolazioni? E perché su una panchina, davanti a quelli che frequentano l'area verde, la domenica mattina?
Era in un parco giochi, vicino alle altalene, tra i passanti sconvolti.
Alle 10 e 30 gli agenti della polizia lo hanno trovato così:
Morto, steso sulla panchina. Ha un buco in testa, una grossa ferita alla tempia destra, e in mano tiene un revolver.
Sembra a tutti gli effetti un suicidio, plateale, in pubblico, in un luogo aperto. Ma gli agenti del commissariato di Fidene indagano comunque per capire tutti i dettagli: è un suicidio anomalo. L'uomo ha scelto luogo e modalità pubbliche, non private. Perché? La vittima aveva una sessantina di anni. Stava attraversando un brutto periodo: il figlio ne aveva denunciato la scomparsa proprio stamattina.
Sul posto sono arrivati subito anche i famigliari distrutti dal dolore: «Papà potevi aspettare».
L'uomo ha lasciato una lettera in cui scrive che aveva paura di finire in un ospizio. Un'ansia che con tutta probabilità lo ha guidato verso il suicidio. (IlMessaggero)
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