Davide Carbisiero, l'ira del fratello: «Tra un mese dovevo sposarmi. Quel mostro deve pagare»
Il dolore della famiglia e l'appello per una giustizia severa. Il 17enne fermato ha parlato di “errore fatale”, ma l’intera comunità chiede chiarezza

Aveva appena 19 anni Davide Carbisiero, freddato con un colpo di pistola alla gola all’interno di una sala slot di Cesa, in provincia di Caserta. Una tragedia che ha colpito al cuore la sua famiglia, i suoi amici, un’intera comunità. E soprattutto il fratello Gennaro, 30 anni, che tra un mese avrebbe dovuto convolare a nozze e ora si ritrova a vivere un dramma insopportabile.
«Per me quel ragazzo è un mostro e deve pagare. Tra dieci anni non voglio rivederlo libero», ha dichiarato Gennaro all’agenzia ANSA, con la voce rotta dal dolore. Gennaro è il maggiore di cinque fratelli e titolare di una serie di attività commerciali tra Napoli e Frattamaggiore, tra cui il brand di abbigliamento 'Gegè'. «Davide mi aiutava nei miei negozi, era un ragazzo d’oro. Non aveva mai avuto problemi con la giustizia. Poi domenica mattina si è trovato davanti quel mostro, armato, e non c’è più tornato a casa».
L’autopsia e l’udienza di convalida: i prossimi passi delle indagini
La famiglia Carbisiero sarà presente, mercoledì 16 aprile, all’autopsia del giovane, affiancata dal legale Enzo Spina. Nella stessa giornata è prevista anche l’udienza di convalida per il 17enne accusato dell’omicidio, attualmente detenuto nel Centro di giustizia minorile di Napoli. Il ragazzo, durante l’interrogatorio, avrebbe parlato di un “errore fatale”, affermando: «Non volevo ucciderlo».
Un colpo partito per sbaglio? Le indagini e la versione del minorenne
Secondo la versione fornita dal 17enne, confermata anche da un amico maggiorenne presente con lui quella notte, non ci sarebbe stata una lite, né un movente legato a droga o criminalità organizzata. Il minorenne avrebbe mostrato a Davide una pistola Beretta calibro 8 clandestina – trovata poi dai carabinieri grazie alle sue indicazioni – e, maneggiandola, sarebbe partito il colpo che ha raggiunto il giovane alla giugulare.
Gli inquirenti stanno vagliando la versione, supportata dal fatto che il minore è risultato negativo a test su alcol e stupefacenti, e che le telecamere interne della sala slot erano fuori uso. Le uniche immagini disponibili sono quelle catturate dai dispositivi di sorveglianza esterni del Comune.
Nessun legame con la criminalità organizzata
In un primo momento si era pensato a un agguato o a un regolamento di conti, tanto che sul luogo del delitto era intervenuto anche il pm della DDA di Napoli, Vincenzo Ranieri. Tuttavia, esclusi elementi di criminalità organizzata o traffici illeciti, l’inchiesta è passata alla Procura dei Minori, competente per il fermato.
La comunità sconvolta e l'appello per pene esemplari
Il caso ha scosso profondamente la comunità di Cesa e delle aree limitrofe. In molti, sui social e nei messaggi di cordoglio, chiedono giustizia per Davide. Il fratello Gennaro è tornato a ribadire un appello forte: «La giustizia faccia il suo corso, ma quella vita spezzata va onorata con una condanna esemplare. Non voglio che quell’essere torni libero tra dieci anni».
In attesa dell’esito dell’autopsia e delle determinazioni dell’udienza di convalida, resta il dolore di una famiglia distrutta, di un matrimonio ormai senza gioia, e di una città che piange un giovane spezzato troppo presto.