ELEZIONI. Il segretario di Azione, Carlo Calenda, il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini e il ministro per la Coesione territoriale
Mara Carfagna, terranno oggi alle 15,30 una conferenza stampa presso la sede della Stampa Estera. Con una intervista al
Corriere della Sera, Carfagna ha annunciato che si candiderà con Azione, dopo l'addio - con Gelmini - a Forza Italia.
In un’intervista rilasciata al
Corriere della Sera la ministra del Sud del governo Draghi spiega che il partito di Carlo Calenda «ha una
proposta europeista, liberale, garantista, fedele al patto europeo e occidentale, capace di dire la verità agli elettori, di prendere impegni seri e poi di rispettarli fino in fondo, e quindi in sintonia con ciò in cui credo da sempre». Carfagna spiega nel colloquio con Paola Di Caro che da cittadina vorrebbe «Mario Draghi premier anche nella prossima legislatura. E i
sondaggi ci dicono che oltre metà degli italiani, compresi tanti elettori del
centrodestra, la pensa allo stesso modo».
Sulle influenze russe sulla politica italiana aggiunge:
«
Mi candido con Azione anche perché è il solo partito a dire apertamente che Draghi
sarebbe ancora il premier ideale. Se questo non dovesse accadere, il nostro compito è continuare ad applicare il metodo di lavoro sperimentato fino al 20 luglio: pragmatismo, serietà, capacità di decidere». E spiega che c’è una grossa
differenza tra vincere le elezioni e governare: «Gli estremismi fanno bene il primo lavoro e fanno malissimo il secondo
. Le storie parallele del M5S e della Lega, votatissimi nel 2018 e poi naufragati dal Papeete in poi, ce lo confermano. L’Italia alle con la crisi del gas, l’Italia dove cala il potere di acquisto, della disoccupazione record, degli investitori che fuggono, ha bisogno di gente che sappia governare. Meloni sotto questo profilo è quantomeno un’incognita».
E ancora dichiara Carfagna:
Infine, c’è il problema delle influenze russe sulla politica italiana: «Nel 2018, il Contratto di governo stipulato dalla
Lega con i
Cinque Stelle definiva la Russia “interlocutore strategico”. Le relazioni di Salvini e Meloni con Viktor Orbán, che in questo momento è una sorta di quinta colonna russa in Europa, non sono mai state interrotte. L’ambiguità è nei fatti, non è un’opinione, e ogni timore è fondato». (Open)
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