Annunciato il nuovo Dpcm e l'Italia inizia a tremare. Il governo infatti prende la strada delle nuove restrizioni: non potrebbe essere diversamente, i numeri obbligano a seguire la strada che porta dritti al lockdown.
Il nuovo Dpcm
Prima dell'ipotesi lockdown totale il premier Giuseppe Conte cerca una tappa intermedia e cercherà di scongiurare uno scenario che risulterebbe molto pesante per gli italiani e per l'economia.
Sarà il
terzo Dpcm in
20 giorni, l’ufficialità dovrebbe arrivare domani ma il contenuto è già di dominio pubblico. Almeno per quanto riguarda i punti più importanti.
Individuare le
zone rosse da
isolare su
base provinciale, come suggerito dagli esperti del
Cts sulla base dei
livelli di
rischio (resta da definire chi dovrà decidere sulle chiusure e su quali parametri). Si parla di
intere città e
province, che saranno chiuse sulla base di
criteri di
valutazione messi neri su bianco nel nuovo
Dpcm.
Ma non è tutto, si attendono nuove su
temi di
grande impatto sociale e, di conseguenza mediatico, come la
chiusura dei
centri commerciali nel
fine settimana, l’anticipo del
coprifuoco alle
ore 20 e la
didattica a
distanza per tutti gli
studenti delle
scuole superiori e le
università (in bilico le scuole medie).
Troppi contagi, il governo lancia l’allarme: “Curva dei positivi terrificante, abbiamo 48 ore per una stretta”
“Quel che mi preoccupa è il dato assoluto, che mostra una curva terrificante. O la pieghiamo, o andiamo in difficoltà”. Lo dice il ministro della Salute, Roberto Spèeranza, nel corso di un colloquio con il Corriere della Sera.
Il ministro dice che le “terapie intensive non sono il problema fondamentale di questi giorni. Per qualche settimana saranno ancora abbastanza gestibili”. Il problema è che la pandemia non frena: “Abbiamo 48 ore per provare a dare una stretta ulteriore”, perché “c’è troppa gente in giro”, dice Speranza.
Anche sulla scuola, che è il tema più delicato che in queste ore divide i ministri, “la curva sta subendo un’impennata così rapida che rischia di mettere in discussione la didattica in presenza”, dice Speranza, e chiarisce: “L’idea del governo è sempre quella di non toccare le scuole. Vogliamo difenderle il più possibile, ma purtroppo dobbiamo farlo dentro il contesto di una epidemia”.
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