Nella manovra che va in consiglio dei ministri oggi 21 novembre ci sarà la stretta sul reddito di cittadinanza. Una stretta con la quale si cercano risorse per 1,5-2 miliardi: sul come attuare questa stretta si sta ancora discutendo in queste ore ma la linea è che l’aiuto resterà per i poveri, magari avviando una lotta ai furbetti del reddito. Per il resto, non sarà a vita e l’idea è di toglierlo agli occupabili con una fase transitoria. Ci dovrebbe essere infatti un anno di ’cuscinetto’ per inserire i lavoratori occupabili nel mondo del lavoro, accompagnati da appositi corsi di formazione, considerati obbligatori.

Per occupabili stop in 2024, prima anno cuscinetto

Sarebbe questa, in attesa della decisione finale del cdm, la soluzione individuata dal governo come uscita soft dal reddito di cittadinanza per i cosiddetti occupabili. L’idea della cancellazione immediata del beneficio già dall’1 gennaio, che avrebbe permesso di risparmiare 1,8 miliardi, sarebbe stata accantonata, sposando invece la soluzione ponte proposta dalla ministra del Lavoro Calderone.La data di interruzione sarebbe quindi, a quanto si apprende, quella del 31 dicembre 2023.

Periodo cuscinetto con taglio del 25%

Allo studio poi anche la possibilità di introdurre un ulteriore periodo cuscinetto, consentendo a chi al termine dei sei mesi di formazione risultasse inoccupato, di richiedere il reddito per altri 12 mesi con un importo tagliato del 25 per cento.

Cosa succede se si rifiuta il lavoro

Oggi si possono rifiutare fino a due offerte congrue di lavoro senza perdere la card del reddito. L’idea prevalente nel governo è quella di disattivare la tessera in futuro dopo il primo rifiuto. All’inizio erano possibili tre rifiuti prima di perdere il beneficio, poi il governo Draghi ha ridotto a due le possibilità di diniego di un’offerta di lavoro. Tuttavia il reddito di cittadinanza continua ad essere un flop sul fronte degli inserimenti nel mondo del lavoro: meno di un percettore occupabile su cinque lavora.

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