Il mondo del teatro piange la perdita di Enzo Moscato, figura poliedrica e maestro delle parole, scomparso di recente. Moscato non era solo un attore, regista e sceneggiatore, ma un demiurgo del teatro napoletano, che ha plasmato il linguaggio teatrale in modo unico e inconfondibile.

Moscato non si limitava a esplorare il linguaggio del teatro, ma coincideva esattamente con la lingua stessa. Non si trattava solo del linguaggio teatrale convenzionale, ma di un insieme di suoni, rumori, pizzichi e intrallazzi che costituivano il discorso teatrale. Il suo approccio alla lingua era rivoluzionario, un punto d'incontro di molteplici influenze, che andavano ben oltre le distinzioni tra alto e basso.

Era un poeta, un musicista, un profeta della parola. Moscato aveva una comprensione profonda della lingua come entità fluida, fresca e in costante mutamento. Nel teatro, aveva trovato il suo spazio e la sua strada, contribuendo a definire un nuovo movimento napoletano. Ha collaborato con i Teatri Uniti di Mario Martone e Toni Servillo, creando la sua compagnia teatrale.

Il suo legame con Napoli era autentico e profondo. Viveva la città, cogliendone gli impulsi e gli artifici, e riusciva a trasmettere questa relazione attraverso le sue opere. I suoi testi conservavano tracce del suo passato nei Quartieri Spagnoli, con un'attenzione particolare all'anima della città e alla sua cultura vibrante.

Il teatro per Moscato non era semplicemente un intrattenimento o una via di fuga, ma un mondo a parte con regole e equilibri propri. Era un maestro che scavava a fondo nelle sue esplorazioni, un artigiano delle parole e dei silenzi.

La sua lingua era un mistero in sé, un insieme di impulsi e artifici che nascevano da parti sconosciute del corpo e dell'anima. Moscato, con il suo lavoro, ha influenzato molti nel mondo del teatro, lasciando un'eredità duratura.

Oggi, mentre il teatro piange la sua perdita, rimangono le opere scritte da Moscato e, soprattutto, la sua lingua. Un linguaggio che sfugge a definizioni lineari, da studiare leggendolo, riproducendolo e ripetendolo. Enzo Moscato era unico, assoluto, padrone delle parole e dei silenzi. La sua scomparsa lascia un vuoto nel panorama teatrale, ma il suo spirito continuerà a influenzare le generazioni future.

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