Carcere Santa Maria Capua Vetere
Carcere Santa Maria Capua Vetere

Nel corso dell’udienza del processo sui pestaggi avvenuti il 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, Vincenzo Matrone ha condiviso un racconto drammatico, evidenziando l'atmosfera di paura e intimidazione presente all'interno del carcere. 

Matrone, che ha deciso di costituirsi parte civile nel processo, ha descritto il comportamento dell'agente Pasquale Trispellino, accusandolo di aver tentato di indurlo a non testimoniare contro di lui. "Mi bruciarono la barba", ha dichiarato, un episodio che ha sottolineato la brutalità delle violenze subite.

Matrone ha evidenziato il suo stato di ansia durante l’audizione, piangendo mentre si rivolgeva all’imputato: “Ti ricordi cosa mi hai fatto?”. Questo momento ha messo in luce l'impatto emotivo e fisico delle violenze che ha subito.

Le Condizioni di Detenzione

Raccontando le esperienze vissute, Matrone ha descritto come, il 6 aprile, una decina di agenti con caschi e manganelli lo abbiano prelevato dalla cella e malmenato mentre veniva condotto lungo il corridoio del carcere. Ha anche menzionato di essere stato colpito alle gambe da un’agente donna durante il tragitto.

L'Episodio della Barba Bruciata

Uno degli episodi più inquietanti menzionati da Matrone è quello in cui gli agenti entrarono nella sua cella il 7 aprile, accendendo la sua barba con un accendino. Matrone ha spiegato di aver spento le fiamme con le mani e di essere stato costretto a tagliarsi la barba con un rasoio elettrico e una lametta, senza alcuna protezione come la schiuma da barba.

La Paura di Denunciare

La paura di subire ulteriori violenze ha tenuto Matrone in silenzio per lungo tempo. Ha confessato di aver temuto di essere picchiato di nuovo, e non ha denunciato immediatamente le violenze. Ha riferito che, anche dopo aver subito un braccio rotto, ha evitato di parlare per paura di ritorsioni. È stato solo un anno dopo, nell’agosto 2021, che ha deciso di testimoniare.

Riconoscimenti e Accuse

Durante l’udienza, Matrone ha riconosciuto in foto alcuni agenti accusati di violenze, tra cui Pasquale Colucci, il funzionario di polizia penitenziaria di rango superiore al momento dei fatti. Matrone ha descritto Colucci come “in giacca e cravatta con il manganello”, un’accusa che è stata pronunciata per la prima volta in aula. La difesa di Colucci ha sottolineato che nelle immagini mostrategli durante l'indagine, Matrone non lo aveva mai riconosciuto.

Questa testimonianza ha rivelato non solo le gravi violazioni dei diritti umani all'interno del sistema penitenziario, ma anche le intimidazioni che i detenuti affrontano quando tentano di denunciare gli abusi. La situazione al carcere di Santa Maria Capua Vetere richiede un'attenzione urgente e un intervento adeguato per garantire la sicurezza e il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti.

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