"Speravo che non lo ritrovassero. Ora tutte le speranze sono finite. Mi sento come una statua di cristallo in frantumi". Sono state queste le prime parole di Tiziano Luconi, il papà del piccolo Mattia, il bimbo di 8 anni disperso nell'alluvione delle Marche il cui cadavere è stato ritrovato nella giornata di ieri, venerdì 23 settembre, nei pressi di un asilo nel Comune di Trecastelli.
"Ho provato a credere nel miracolo"
"Pensavo che il mio gnometto potesse essersi salvato salendo su un albero. Ho provato a credere nel miracolo" ha affermato Luconi con la voce rotta dal pianto poco dopo l'annuncio del ritrovamento del corpicino senza vita.
L'uomo ha partecipato alle ricerche insieme ai soccorritori per otto giorni. A lui si è unita presto la moglie Silvia Mereu, ricoverata in ospedale subito dopo l'alluvione per un principio di polmonite. Dopo essere stata dimessa, la 42enne è tornata sul luogo del disastro insieme ai familiari per continuare a cercare. La salma del bimbo però è stata trovata a circa 13 chilometri di distanza da Contrada Farneto, lì dove l'alluvione ha sorpreso mamma e figlio.
"Dopo una settimana così potete immaginare come stiamo: siamo devastati" ha scritto al quotidiano Il Corriere Adriatico Alessandro Fontana, cognato di Silvia Mereu. "Mia sorella non vuole parlare con nessuno, nemmeno con i genitori o con gli altri familiari" ha aggiunto Caterina Mereu chiedendo rispetto per lo strazio familiare. Per il dolore, Tiziano e Silvia non sono neppure riusciti a raggiungere il luogo del ritrovamento.
"Sono distrutto, non riuscirei a vederlo così – ha spiegato il papà di Mattia -. Mi sento come una statua di cristallo in frantumi. Il dolore mi annienta".
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