Condanna per il trapper Traffik dopo la morte di Jordan Jeffrey Baby
Il cantante è stato condannato a 3 anni e un mese. La Sentenza del Tribunale di Pavia
Gianmarco Fagà, meglio conosciuto con il nome d'arte Traffik, è stato condannato a 3 anni e un mese di reclusione per maltrattamenti nei confronti di Jordan Tinti, noto nel mondo della musica come Jordan Jeffrey Baby.
Il verdetto è stato emesso venerdì 19 ottobre dal Tribunale di Pavia, che ha anche ordinato a Fagà di risarcire il padre di Jordan con 20.000 euro per i danni subiti.
La Tragedia di Jordan Tinti
Jordan Tinti, un trapper di 26 anni, è stato trovato morto nella sua cella lo scorso 12 marzo. La sua tragica scomparsa ha sollevato gravi interrogativi sulle condizioni di detenzione e sulle circostanze che hanno portato al suo decesso. Al momento, la Procura di Pavia sta conducendo un'indagine approfondita per fare chiarezza su quanto accaduto, tenendo in considerazione anche possibili negligenze da parte delle autorità carcerarie.
Reazioni alla Sentenza
L'avvocato di parte civile, Federico Edoardo Pisani, ha espresso soddisfazione per il verdetto, dichiarando: «Finalmente qualcuno ha creduto a Jordan. Spero che ora possa trovare pace». Durante il processo, alcune testimonianze sono state giudicate inverosimili, ma il Tribunale ha ritenuto sufficientemente chiaro il quadro indiziario che ha portato alla condanna di Traffik.
Il padre di Jordan, che ha seguito l'udienza telefonicamente, si è mostrato visibilmente commosso, decidendo di non partecipare di persona per evitare di farsi coinvolgere emotivamente.
L'Appello della Difesa
Dopo la condanna, l'avvocato difensore di Fagà, Giuseppe Rossodivita, ha annunciato l'intenzione di presentare ricorso, sostenendo che la Corte di Cassazione non considera i maltrattamenti in carcere equivalenti a quelli avvenuti in contesti familiari. Tuttavia, Pisani ha ribattuto che la sentenza si basa sui fatti emersi durante il processo e non su precedenti giuridici.
Ulteriori Indagini
Pisani ha anche chiesto l'apertura di un'indagine riguardante una presunta violenza sessuale subita da Jordan, evidenziando la testimonianza di un operatore del carcere che ha affermato che il controllo sulle celle non era adeguato. Questa richiesta segna un ulteriore passo verso la ricerca della verità riguardo alla morte di Tinti e alle condizioni di vita all'interno del carcere di Pavia.
La condanna di Traffik rappresenta un tentativo di giustizia per Jordan Tinti e la sua famiglia, ma la questione solleva interrogativi più ampi sulle condizioni carcerarie e la necessità di una maggiore attenzione e protezione per i detenuti. La comunità e gli attivisti continuano a chiedere riforme significative per garantire la sicurezza e i diritti di tutti i prigionieri, affinché tragedie simili non si ripetano.