Una terza dose di vaccino anti-Covid in autunno per aumentare la protezione contro le varianti. Anche se l'Ema si è già espressa sulla questione sottolineando che "è troppo presto per confermare una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali" il dibattito è aperto.
In Israele da domenica si somministrerà la terza dose di vaccino
Israele invece inizierà già da domenica la somministrazione della terza dose di richiamo per le persone fragili e di età superiore ai 60.
"La realtà dimostra che i vaccini sono sani e dimostra che proteggono dalla forma grave della malattia e dalla morte. In questo caso vale ciò che accade per il vaccino contro l'influenza, che va rifatto di volta in volta", ha detto il primo ministro Naftali Bennett.
In Italia sono differenti i pareri dei virologi sulla questione:
"Bisognerà valutare se l'infezione ancora si diffonderà ampiamente e poi a chi a somministrare la terza dose. Penso che in primis vada ai soggetti fragili e più esposti, in una strategia simile a quella della vaccinazione antinfluenzale. Poi si vedrà alla luce di una evoluzione che potrebbe rendere necessario ancora un rinforzo per tutti".
Anche per Francesco Le Foche, immunologo del Policlinico Umberto I di Roma,
"verosimilmente avremo bisogno di una terza dose per le persone che assumono farmaci immunosoppressivi per i trapiantati e per persone con patologie particolari (come malattie autoimmuni o patologie infiammatorie croniche) in cui la risposta al vaccino può essere ridotta".
Ad Israele guarda anche Andrea Crisanti, microbiologo dell'università di Padova:
"Il dibattito sulla terza dose è giusto che sia iniziato. Israele ha iniziato con la terza dose e noi tra un mese e mezzo avremo abbastanza dati per capire l'impatto della terza dose. Siamo su un terreno sconosciuto e non possiamo inventarci nulla. I dati sono la cosa più importante per tracciare la strada altrimenti si improvvisa, e io non penso che in sanità pubblica si possa improvvisare".
Al momento, dunque, non c'è nulla di certo. Il Sottosegretario al ministero della Salute Pierpaolo Sileri sembra già sulla strada del richiamo:
"Una quota della popolazione può avere una riduzione degli anticorpi dopo 6 mesi, significa che in quelle persone bisognerà fare un richiamo. È possibile che ogni anno si debba fare un richiamo come per l'influenza".
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