"Matilde Lorenzi si poteva salvare", i dubbi ancora senza risposta sulla morte della sciatrice
L’ex sciatore Paolo De Chiesa solleva interrogativi sulla morte della giovane atleta caduta in allenamento: “Non si può morire così”
Il 29 ottobre, la sciatrice Matilde Lorenzi ha perso la vita durante un allenamento sul ghiacciaio della Val Senales, Alto Adige. Paolo De Chiesa, ex membro della Valanga Azzurra e commentatore Rai, ha espresso dubbi sulle circostanze della tragedia in un’intervista a La Stampa, puntando il dito su possibili negligenze nell'organizzazione della pista. “Non si può morire per una caduta sulla neve”, ha dichiarato, criticando l’allenatore Angelo Weiss per non aver fornito chiarimenti completi.
Mancanza di Protezioni e Cordolo di Neve
De Chiesa sostiene che la pista non fosse adeguatamente protetta: “Non c’era neanche il sistema di protezione” nelle vicinanze del punto in cui è avvenuta la caduta. Lorenzi, infatti, avrebbe perso il controllo per via di un cordolo di neve dura vicino al bordo pista, poi rimosso il giorno successivo. "Con il prezzo del giornaliero sul ghiacciaio intorno ai 70 euro, protezioni adeguate dovrebbero essere garantite”, ha aggiunto.
Velocità Elevata e Assenza di Vie di Fuga
“Con gli sci attuali si viaggia a 60 km all'ora”, ha spiegato De Chiesa, e la pista non offriva vie di fuga sufficienti. Questa mancanza di sicurezza, unita alla velocità raggiunta dalla giovane atleta, ha contribuito a una caduta violenta. La Federazione Internazionale ha recentemente introdotto l’uso obbligatorio dell’airbag per le gare di discesa e superG, con una clausola che permette agli atleti di non indossarlo se lo trovano ingombrante.
La Necessità di Maggiori Tutele per i Giovani Atleti
De Chiesa conclude l’intervista con un appello per la sicurezza dei giovani: “Matilde non tornerà più, ma dobbiamo chiedere più protezioni per i ragazzi. Le piste in Coppa del mondo sono sicure, mentre i più giovani restano esposti a rischi evitabili”.