Carlo Pernat e il ricordo di Simoncelli: "Dopo la sua morte dormivo nella sua stanza"
Dal talento di Valentino Rossi al dolore per il Sic, il racconto del manager storico della MotoGP

Dopo 46 anni in MotoGP, Carlo Pernat è una figura storica del motociclismo. Manager di piloti leggendari come Valentino Rossi e Max Biaggi, ha vissuto in prima persona le sfide, le rivalità e le tragedie che hanno segnato questo sport.
"Nessuno voleva Valentino, ma capii che era un campione"
In un’intervista al Corriere della Sera, Pernat ricorda il primo incontro con Valentino Rossi, quando l’Aprilia esitava a puntare su di lui.
“Nessuno lo voleva. Mi chiamò suo padre Graziano, andai a Misano per vederlo correre. Per come guidava, capii subito che o era un pazzo o era un campione. Mi innamorai di lui anche per la sua simpatia e gli offrii un contratto di tre anni per quasi 300 milioni di lire.”
Racconta poi della rivalità con Max Biaggi, un pilota che aveva contribuito a rendere popolare la MotoGP anche fuori dai circuiti.
“Valentino riuscì a battere Biaggi perché gli trapanò il cervello. Capiva i loro punti deboli e picchiava su quelli. Se non avesse vinto il titolo in 125, forse sarei stato licenziato dall’Aprilia.”
Il dolore per la morte di Simoncelli
Ma è il ricordo di Marco Simoncelli, scomparso tragicamente nel 2011 durante il Gran Premio di Malesia, a commuovere di più. Pernat era legato profondamente al Sic, un ragazzo che definisce "vero" e "ingenuo".
“Marco era unico. Se vedeva tifosi ad aspettarlo mentre eravamo a pranzo, rinunciava a mangiare per firmare gli autografi.”
Dopo la sua morte, Pernat passò molto tempo nella casa della famiglia Simoncelli e prese una decisione insolita:
“Dormivo nella sua camera, al primo piano. Nei primi giorni arrivavano pezzi di pista, lettere di bambini, tifosi dalla Spagna solo per stringere la mano al padre. Paolo dovette mettere un cancello per quanta gente c’era.”
Poi, un episodio inquietante:
“Spensi il telefonino dopo l’incidente. Quando lo riaccesi due giorni dopo, il primo messaggio che apparve era di Marco: ‘Ci vediamo dopo’. Fu un segno. Così nacque l’idea della Fondazione Simoncelli.”
L'eredità di Simoncelli e l'impatto su Valentino Rossi
Il manager racconta anche le reazioni di chi era più vicino al Sic.
“Il primo che arrivò a casa e abbracciò Paolo fu Andrea Dovizioso, che era sempre stato rivale di Marco.”
E poi parla di Valentino Rossi, segnato profondamente dalla scomparsa dell’amico:
“Non venne per due mesi. Si sentiva in colpa e non è più stato lo stesso. Ancora oggi, secondo me, ha Marco nella testa. Ma è grazie alla loro amicizia che esiste la sua VR46 Academy, quella da cui sono usciti piloti come Bagnaia.”
Un racconto toccante, che ricorda quanto Simoncelli sia ancora presente nel cuore degli appassionati di MotoGP.