Mark Samson e il depistaggio dopo l’omicidio di Ilaria Sula: parla il ragazzo di Tinder
Il reo confesso ha usato il profilo della ragazza per simulare un allontanamento volontario: spuntano anche foto e messaggi inviati agli amici della vittima

ROMA – Dopo aver ucciso Ilaria Sula, Mark Samson ha architettato un piano dettagliato per allontanare ogni sospetto da sé. Non solo l'occultamento del corpo, nascosto dentro una valigia e abbandonato in un dirupo, ma anche la creazione di una falsa narrazione: una fuga d’amore inventata, sostenuta tramite messaggi inviati dal cellulare della ragazza e tramite post sui social.
L'invenzione della fuga su Tinder
Nei giorni successivi al delitto, Samson ha utilizzato il telefono di Ilaria per scrivere ai suoi amici e familiari, fingendosi la ragazza. A Maria Sofia, migliore amica della 22enne, ha raccontato che Ilaria avrebbe conosciuto un ragazzo tramite l’app di incontri Tinder e sarebbe partita per Napoli insieme a lui. A sostegno della messinscena, ha inviato anche una foto del giovane a torso nudo su un’altalena.
Le prime incongruenze e il sospetto delle amiche
Le amiche, insospettite dalla stranezza dei messaggi, hanno iniziato a chiedere conferme dirette. Maria Sofia ha domandato a "Ilaria" di inviarle la posizione: Samson, sempre fingendosi la vittima, ha risposto che si trovava "praticamente a Napoli", evitando qualsiasi prova concreta.
La testimonianza del ragazzo coinvolto
Il giovane campano, inconsapevolmente tirato in ballo, ha raccontato il suo punto di vista a Repubblica: «Quando le amiche di Ilaria mi hanno scritto, chiedendomi se fossi insieme a lei, mi sono agitato. Ho capito che qualcuno cercava di mettermi in mezzo, anche se non c’entravo nulla». Il ragazzo ha confermato di aver conosciuto Ilaria solo pochi giorni prima del delitto: «Era una conoscenza agli esordi. Abbiamo parlato un po’, mi aveva detto che stava uscendo da una relazione».
L’allontanamento simulato
Mark Samson, attraverso i messaggi, aveva anche scritto frasi come «Non so se sto per fare una cazzata» e «Ho fatto la birichina», cercando di costruire un racconto di fuga impulsiva e volontaria. Tutto falso. Il ragazzo coinvolto, non appena contattato, si è messo subito a disposizione della famiglia di Ilaria e degli inquirenti, chiarendo la sua totale estraneità: «Io di questa ragazza non ho mai sentito nemmeno la voce».
Il movente dietro la costruzione del falso racconto
Secondo gli inquirenti, Samson avrebbe voluto rafforzare la tesi dell’allontanamento volontario per guadagnare tempo e sviare l’attenzione delle forze dell’ordine. Il riferimento a Napoli, luogo effettivamente lontano dal contesto romano, avrebbe reso più credibile la narrazione della fuga. Ma la verità è emersa rapidamente, portando alla confessione del 23enne e al ritrovamento del corpo della studentessa.
Le indagini proseguono
La posizione di Mark Samson si aggrava ulteriormente con il dettaglio dei depistaggi digitali. Intanto, le indagini vanno avanti per chiarire ogni fase di questa drammatica vicenda che ha sconvolto l'Italia.