Giulia Cecchettin, le amiche: «Filippo era geloso, non poteva stare con la mamma malata»
L’incubo di una relazione malata sfociata in tragedia, la testimonianza: “Anche gesti semplici come spegnere il cellulare per godersi un concerto erano proibiti”
Giulia Cecchettin, giovane studentessa universitaria di Vigonovo, è rimasta vittima di un delitto che ha scosso profondamente l’Italia. Secondo le dichiarazioni del pubblico ministero Andrea Petroni, la relazione con Filippo Turetta era caratterizzata da un clima opprimente e manipolatorio. Le amiche della ragazza hanno testimoniato l’incapacità di Giulia di liberarsi da quel "doppio filo" che la legava a Filippo, nonostante fosse consapevole della sua natura tossica.
Una delle amiche più strette, Beatrice, ha raccontato: “Giulia non era più libera”. La gelosia morbosa di Turetta impediva alla ragazza di vivere la sua quotidianità, limitandola in ogni aspetto: dall’uscire con le amiche al trascorrere del tempo con la madre, gravemente malata. Anche gesti semplici come spegnere il cellulare per godersi un concerto erano proibiti. Ogni decisione doveva passare attraverso il controllo di Filippo, che utilizzava persino app di sorveglianza per monitorare le attività di Giulia.
Il lento inizio dell’incubo
Secondo le testimonianze, l’incubo per Giulia non è iniziato il giorno della sua tragica morte, avvenuta l’11 novembre 2023, ma molto tempo prima. Già a partire da gennaio 2022, la relazione era diventata una prigione psicologica, con Filippo che manifestava un comportamento sempre più ossessivo.
Nel corso del tempo, la gelosia e il controllo di Turetta si sono intensificati. Laura, un’altra amica di Giulia, ha raccontato come Filippo fosse ostile persino nei confronti delle amicizie femminili della ragazza: “Non accettava che si confidasse con noi, non concepiva che avesse una vita autonoma”. Gli episodi di conflitto erano frequenti e spesso scaturivano da banalità, come una vacanza trascorsa con la famiglia o il semplice fatto di studiare da sola.
Un tentativo di fuga e l’inasprirsi della violenza
Giulia aveva cercato di sottrarsi a questa spirale di controllo e manipolazione. Un episodio emblematico risale al marzo 2023, quando, durante una lezione universitaria, la ragazza lasciò l’aula in lacrime dopo un ennesimo litigio con Filippo. Le sue amiche, temendo per la sua sicurezza, organizzarono un’uscita protetta da una porta secondaria mentre Filippo veniva distratto.
Nonostante questi tentativi, Turetta trovava nuovi modi per esercitare il suo dominio. Installò un software spia sul cellulare di Giulia, monitorando ogni sua mossa. La ragazza viveva nella paura, intrappolata in una relazione che non le lasciava via d’uscita.
La tragica conclusione
L’incubo si è concluso nel modo più brutale l’11 novembre 2023, quando Giulia è stata assassinata con 75 coltellate. Secondo le ricostruzioni, anche nell’ultimo incontro con Filippo la giovane era probabilmente consapevole del pericolo imminente, ma il senso di colpa e l’incapacità di sottrarsi a quella relazione hanno avuto la meglio.
Le amiche: “Giulia meritava libertà”
Le amiche di Giulia ricordano la sua lotta silenziosa per una vita normale. “Aveva paura, forse ne ha sempre avuta,” ha dichiarato una di loro, sottolineando quanto la giovane fosse oppressa da una relazione che le aveva tolto l’indipendenza. “Giulia voleva vivere, studiare, prendersi cura della madre malata. Ma Filippo le ha tolto tutto, persino il diritto di sognare.”
Un monito per la società
Il caso di Giulia Cecchettin è un doloroso richiamo all’urgenza di riconoscere e combattere le relazioni tossiche prima che sfocino in tragedie irreparabili. La testimonianza delle sue amiche mette in luce come il controllo e la gelosia possano distruggere le vite, rendendo fondamentale un supporto sociale e psicologico efficace per le vittime.
La storia di Giulia non deve essere dimenticata. Deve diventare un simbolo di sensibilizzazione per riconoscere i segnali di una relazione pericolosa e agire tempestivamente per proteggere chi è in difficoltà.