Tragedia a Roma: è Giacomo il 13enne morto dopo uno sparo alla testa
La pistola era sul tavolo. Gli inquirenti stanno lavorando per ricostruire i contorni della vicenda. Sequestrata l'arma e il cellulare del ragazzo

Una tragedia difficile da comprendere ha sconvolto Roma e tutta la comunità del quartiere Gianicolense: Giacomo E., un ragazzo di appena 13 anni, è morto a causa di un colpo di pistola alla testa. Il proiettile sarebbe partito accidentalmente dall’arma del fratello maggiore, lasciata incustodita su un tavolo di casa. L’episodio si è verificato domenica 6 aprile, e il giovane è deceduto all’alba del giorno seguente, nel reparto di rianimazione dell’ospedale San Camillo, dove era stato ricoverato in condizioni disperate.
Il fratello è una guardia giurata: l’arma era regolarmente detenuta
Secondo le prime ricostruzioni fornite dagli inquirenti, l’arma era legalmente detenuta per uso sportivo dal fratello di Giacomo, David, una guardia giurata. Domenica mattina, l’uomo avrebbe appoggiato la pistola su un tavolo prima di entrare in doccia. Sarebbe bastato quel breve momento di distrazione per cambiare tutto.
Il tredicenne, rimasto solo nella stanza, avrebbe afferrato l’arma. Le motivazioni non sono ancora chiare: curiosità? gioco? un gesto volontario? Nessuna pista viene esclusa al momento dagli investigatori.
Il passato digitale del ragazzo: tutorial sulle armi e cellulare sequestrato
Fonti vicine all’indagine riportano che Giacomo avesse mostrato interesse per le armi, tanto da guardare su Internet tutorial su come smontarle e rimontarle. Non sono stati però trovati video di questo tipo sul suo telefono, ora sotto sequestro da parte della Squadra Mobile. Un elemento che complica ulteriormente la comprensione dell’accaduto.
Pare che il ragazzo fosse conosciuto come solare e senza apparenti segnali di disagio. Tuttavia, gli inquirenti non escludono neppure l’ipotesi più dolorosa, quella del gesto volontario, anche se attualmente non supportata da elementi concreti.
In casa c’era anche il padre: il panico dopo lo sparo
Nel momento del fatto, in casa si trovava anche il padre, Settimio, commerciante della zona di San Pietro. L’uomo non si sarebbe accorto di nulla fino a quando non ha sentito il forte boato. Un colpo solo, improvviso, devastante. Da lì il panico, la chiamata ai soccorsi e la corsa in ospedale. Ma nonostante l’intervento tempestivo dei medici, i danni cerebrali erano troppo gravi.
Le indagini: arma sequestrata, aperto un fascicolo dalla magistratura
La procura di Roma ha aperto un fascicolo per fare luce su ogni aspetto della tragedia. Al momento non ci sono indagati, ma ciò potrebbe cambiare a breve, per permettere lo svolgimento di accertamenti tecnici fondamentali: la traiettoria del proiettile, le condizioni di custodia dell’arma e la posizione esatta dell’oggetto al momento dello sparo sono elementi chiave.
Una comunità distrutta dal dolore: “Una tragedia che poteva essere evitata”
Giacomo era amato e conosciuto nel quartiere. La sua morte lascia un vuoto enorme nella sua famiglia e tra i suoi coetanei. Genitori, insegnanti e amici si interrogano su quanto accaduto, stretti in un dolore difficile da metabolizzare. La vicenda solleva anche interrogativi importanti sulla sicurezza delle armi in casa e sull’educazione dei minori al loro contatto, anche indiretto.